Introduzione
Diana Ross, nata Diana Ernestine Earle Ross il 26 marzo 1944 a Detroit, Michigan, è una delle artiste più influenti e iconiche della storia della musica contemporanea. Soprannominata “Queen of Motown”, Ross ha attraversato oltre sei decenni di carriera tra musica, cinema e teatro, lasciando un’impronta indelebile sul panorama culturale mondiale. Dalla sua ascesa come voce solista delle Supremes, fino ai suoi trionfi da solista e al recente tour europeo del 2025, il percorso artistico di Ross è caratterizzato da innovazione, eleganza e una straordinaria versatilità di genere, che spazia dal soul al pop, dal disco al R&B.
Origini e formazione
Figlia di Ernestine (1916–1984), insegnante, e di Fred Ross Sr. (1920–2007), veterano dell’esercito, Diana trascorse l’infanzia in un quartiere modesto di Detroit. Sebbene la madre intendesse chiamarla “Diane”, un errore sul certificato la fece registrare come “Diana”, nome che avrebbe poi portato al successo. Cresciuta in un ambiente permeato di gospel e spiritual, durante l’adolescenza frequentò la Cass Technical High School, dove affinò le sue doti vocali e acquisì una solida base di design di moda, sognando inizialmente di diventare stilista. Qui strinse amicizia con Mary Wilson e Florence Ballard, con le quali formò il gruppo Primettes, che nel 1961 avrebbe assunto il nome di The Supremes dopo aver firmato con l’etichetta Motown.
L’ascesa delle Supremes
Diana Ross e le Supremes divennero rapidamente l’atto di punta della Motown Records. Il primo successo di rilievo arrivò nel 1964 con “Where Did Our Love Go?”, primo di dodici singoli consecutivi al numero uno nella classifica Billboard Hot 100 tra il 1964 e il 1967. Brani come “Baby Love”, “Stop! In the Name of Love” e “Come See About Me” consolidarono il loro primato, rendendo le Supremes la girl‑band femminile di maggior successo di tutti i tempi. Nel 1967, in vista di una futura carriera solista, il gruppo fu ribattezzato “Diana Ross & the Supremes”, segnando il passaggio della voce di Ross al centro della scena.
Il debutto da solista e i primi successi (1970–1975)
Nel 1970 Diana Ross lasciò ufficialmente le Supremes per intraprendere una carriera da solista. L’album d’esordio Diana Ross (1970) e il singolo di apertura “Reach Out and Touch (Somebody’s Hand)” segnarono l’inizio di un nuovo capitolo. Tuttavia, fu l’interpretazione di “Ain’t No Mountain High Enough” (1970), originariamente cantata da Marvin Gaye e Tammi Terrell, a consacrarla definitivamente: il brano raggiunse la vetta delle classifiche americane e le valse la prima nomination ai Grammy come miglior performance femminile soul dell’anno. Nel 1972 Ross esordì anche al cinema nel biopic Lady Sings the Blues, in cui interpretò Billie Holiday. Per questa performance ottenne il Golden Globe e una storica candidatura all’Oscar come miglior attrice protagonista, divenendo la prima donna afroamericana a ricevere tale onore per un debutto cinematografico.
L’apice degli anni ’70 (1975–1979)
La metà degli anni ’70 vide Ross al culmine della popolarità. Mahogany (1975), seconda pellicola come protagonista, fu accompagnata dal tema “Theme from Mahogany (Do You Know Where You’re Going To)”, un altro successo planetario. Sul fronte musicale, singoli come “Love Hangover” (1976) e “The Boss” (1979) dimostrarono la capacità di Diana di reinventarsi tra soul e disco, lavorando con producer di fama mondiale come Nile Rodgers, Bernard Edwards e il duo Ashford & Simpson.
Nel 1976 Ross ricevette uno Special Tony Award per il suo one‑woman show An Evening with Diana Ross, primo spettacolo teatrale a ricevere tale riconoscimento.
Gli anni ’80: dal pop al funk
Con l’album Diana (1980), prodotto dai Chic, Ross siglò due dei suoi brani più duraturi: “Upside Down” e “I’m Coming Out”. Entrambi scalzarono i vertici delle classifiche mondiali e divennero inni di intere generazioni, con “I’m Coming Out” che sarebbe poi stato adottato come inni della comunità LGBTQ+.
Nel 1981 il duetto con Lionel Richie, “Endless Love”, tema del film omonimo di Franco Zeffirelli, trascorse settimane al numero uno nelle classifiche pop, R&B e adult contemporary negli Stati Uniti. I decenni successivi: sperimentazioni e revival (1990–2000). Negli anni ’90 e 2000 Ross continuò a esibirsi in tour mondiali e a sperimentare nuovi stili. Take Me Higher (1995) e Every Day Is a New Day (1999) evidenziarono un approccio più contemporaneo, mentre compilation come I Love You (2006) la videro reinterpretare grandi classici del pop. Contestualmente, ritornò sul grande schermo con i film TV Out of Darkness (1994) e Double Platinum (1999), ottenendo candidature ai Golden Globe e consolidando la sua reputazione di performer a tutto tondo.
Il ritorno in grande stile: tournée e celebrazioni (2007–2021)
Pur lontana dalle vette delle classifiche, Ross rimase un’attrazione formidabile nei live. Dopo avere guidato esibizioni di prestigio come il tributo a Queen Elizabeth II per il Platinum Jubilee (2022) e il leggendario slot al Glastonbury Festival (2022), intraprese The Music Legacy Tour (2023) e poi, nel 2025, il tour Diana Ross LIVE – 2025 UK & EU. Queste tournée misero in luce la sua capacità di unire orchestra sinfonica e band contemporanea, rendendo omaggio ai suoi 65 anni di carriera con performance impeccabili e una scaletta che attraversava tutti i suoi grandi successi. Nel 2021 Ross pubblicò Thank You, il suo ventiseiesimo album in studio, celebrato dalla critica e nominato ai Grammy per la sua innovativa fusione di soul classico e sonorità moderne.
Riconoscimenti e premi
Il palmarès di Diana Ross è straordinario:
12 singoli al #1 con le Supremes sul Billboard Hot 100.
6 singoli al #1 da solista, tra cui “Ain’t No Mountain High Enough” e “Touch Me in the Morning”
Grammy Lifetime Achievement Award (2012); Grammy Lifetime Achievement anche con le Supremes (2023)
Presidential Medal of Freedom (2016), massima onorificenza civile USA
en.wikipedia.org
Kennedy Center Honors (2007); Special Tony Award (1976)
Rock & Roll Hall of Fame come membro delle Supremes (1988).
Due stelle sulla Hollywood Walk of Fame, sia come solista sia con le Supremes (1982; 1994)
Questi riconoscimenti confermano l’unicità di Ross, l’unica artista ad aver raggiunto il #1 americano come membro di un gruppo, da solista, in duetto, in trio e in supergruppo (USA for Africa).
Impatto culturale e influenza
Diana Ross ha ispirato generazioni di artisti e performer. Icone come Madonna, Beyoncé, Rihanna, Michael Jackson e Lady Gaga hanno citato Ross come fonte d’ispirazione, reinterpretando e campionando i suoi brani. “Upside Down” e “Love Hangover” sono stati ripresi da numerosi artisti e colonne sonore, mentre “I’m Coming Out” è diventato un inno di emancipazione personale e collettiva.
La sua eleganza e il suo carisma, uniti a una voce inconfondibile, hanno creato uno stile unico, che spazia dall’alta moda alle performance più intime, influenzando non solo la musica ma anche l’estetica del palco e del red carpet.
Vita privata e filantropia
Ross è madre di cinque figli – Rhonda, Tracee Ellis (attrice), Chudney, Ross Jr. ed Evan – e nonna di otto nipoti. Impegnata in cause sociali, ha sostenuto iniziative per i diritti civili, la lotta all’AIDS e programmi di sostegno alle comunità emarginate. La sua attenzione al design e alla moda l’ha portata a collaborare con case di cosmetici prestigiose, tra cui Estée Lauder e MAC Cosmetics
Conclusione
Con oltre 100 milioni di dischi venduti e un’influenza che trascende generazioni, Diana Ross rimane una figura imprescindibile nel panorama musicale globale. Dalle origini umili di Detroit alle platee internazionali, la sua storia è un esempio di perseveranza, creatività e passione. Anche a ottantuno anni, continua a scrivere nuove pagine di un capitolo artistico che non mostra segni di cedimento, confermandosi non solo una regina della musica, ma un’icona di stile, resilienza e innovazione culturalmente universale.