Introduzione
Deep Purple è una delle band più influenti e longeve della storia del rock. Formatisi a Hertford, in Inghilterra, nel 1968, hanno contribuito in modo decisivo alla nascita e allo sviluppo di sonorità hard rock, heavy metal e progressive. Con una carriera che si estende per più di cinquant’anni, numerosi cambi di formazione e una discografia ricca di album che hanno fatto la storia, Deep Purple è riuscita non solo a restare rilevante nel panorama musicale, ma anche a ispirare generazioni di musicisti e appassionati. In questo articolo esploreremo l’intero percorso del gruppo, dalle origini negli anni Sessanta fino alle più recenti attività, passando per i momenti di gloria, le difficoltà, le reunion e l’eredità lasciata.
I. Le origini (1968–1969)
1. Contesto storico e musicale
Negli anni Sessanta, l’Inghilterra era il centro pulsante del rock mondiale: Beatles, Rolling Stones e Animals avevano aperto la strada, mentre nuove band sperimentavano sonorità più dure e psichedeliche. In questo fermento nasce Deep Purple, inizialmente sotto il nome di “Roundabout” – in onore della canzone di Jethro Tull –, per poi cambiarlo in “Deep Purple” (dal titolo di una canzone di una zia di Ritchie Blackmore).
2. Formazione originale
La lineup iniziale (nota retrospettivamente come Mark I) comprendeva:
-
Rod Evans – voce
-
Ritchie Blackmore – chitarra
-
Jon Lord – tastiere
-
Nick Simper – basso
-
Ian Paice – batteria
Questi cinque musicisti seppero unire blues, rock e psichedelia in un cocktail potente e innovativo, dando vita a un sound notevole per l’epoca.
3. I primi album
L’esordio discografico arriva nel 1968 con Shades of Deep Purple, seguito da The Book of Taliesyn (1968) e Deep Purple (1969). Sebbene non raggiungano subito grandi vendite, mostrano il potenziale del gruppo: brani come “Hush” e “Mandrake Root” fanno notare la band negli Stati Uniti e in Europa.
II. L’età dell’oro: la Mark II (1969–1973)
1. La svolta nella formazione
Nell’estate 1969, l’arrivo di Ian Gillan (voce) e Roger Glover (basso) sostituisce rispettivamente Rod Evans e Nick Simper. Questa svolta dà vita alla cosiddetta “Mark II”, la formazione più celebre e celebrata.
2. In Rock e la definizione dell’hard rock
Novembre 1970 vede la pubblicazione di Deep Purple in Rock, un album che ridefinisce i confini dell’hard rock con tracce monumentali come “Speed King” e “Child in Time”. La copertina, raffigurante i volti della band scolpiti nelle rocce come il Monte Rushmore, riflette la portata storica del disco.
3. Fireball e Machine Head
-
Fireball (1971) conferma il successo, con brani veloci e sperimentazioni (l’uso del synth in “No One Came”).
-
Machine Head (1972) è il capolavoro: contiene “Highway Star”, “Lazy” e “Smoke on the Water” – quest’ultima ispirata a un incendio al casinò di Montreux durante un concerto dei Frank Zappa Mothers of Invention, e divenuta uno degli riff più famosi di tutti i tempi.
4. Il successo mondiale
Nel biennio 1972–1973, Machine Head ottiene dischi di platino in vari Paesi. La band intraprende tournée internazionali strepitose, in Giappone e in Europa, catturando l’immaginario collettivo grazie all’energia dei live e alla chimica indissolubile tra i membri.
III. Anni di turbolenza e sperimentazione (1973–1976)
1. Who Do We Think We Are e le prime tensioni
Il successivo Who Do We Think We Are (1973) raggiunge l’apice delle vendite ma evidenzia crepe interne. I rapporti tra Gillan, Glover e Blackmore si fanno tesi, soprattutto per divergenze creative.
2. La partenza di Gillan e Glover
Nel giugno 1973, Gillan e Glover abbandonano la band. La Mark II sembra giunta al capolinea, ma Ritchie Blackmore decide di proseguire con nuove leve.
3. La Mark III: Coverdale e Hughes
La Mark III (1973–1975) vede l’ingresso di David Coverdale (voce) e Glenn Hughes (basso e secondaria voce), trasformando il sound in una miscela di hard rock e soul/funk. Album notevoli:
-
Burn (1974), con la title track e brani epocali come “Mistreated”.
-
Stormbringer (1974), ancor più soul-oriented, segna però l’inizio dell’allontanamento di Blackmore dal gruppo.
4. La Mark IV e la prima rottura
Nel 1975, Blackmore lascia per fondare i Rainbow con Ronnie James Dio. Gli subentra Tommy Bolin; la Mark IV incide Come Taste the Band (1975), album apprezzato ma ridimensionato dal contesto travagliato. Alla fine del 1976, Deep Purple si scioglie ufficialmente.
IV. Carriere parallele e reunion (1976–1984)
1. I progetti post-DP
-
David Coverdale avvia la carriera solista, poi fonda i Whitesnake.
-
Jon Lord collabora con altri musicisti, si dedica alla composizione classica.
-
Ian Gillan pubblica album solisti e fonda i Gillan.
-
Ritchie Blackmore con Rainbow esplora metal melodico.
-
Glenn Hughes e Tommy Bolin si cimentano in progetti solisti.
2. Il revival degli anni Ottanta
Con la rinascita della NWOBHM (New Wave of British Heavy Metal), cresce la nostalgia per Deep Purple. Le etichette spingono per un ritorno della Mark II.
3. Reunion della Mark II
Il 1984 vede il ritorno a pieno organico di Gillan, Glover e Blackmore, insieme a Lord e Paice. L’album Perfect Strangers (1984) riscuote grande successo, trainato dalla title track e da “Knockin’ at Your Back Door”. La tournée mondiale è strepitosa.
V. La seconda vita e le avventure contemporanee (1984–2020)
1. The House of Blue Light e Slaves and Masters
-
The House of Blue Light (1987) alterna alti e bassi, ma conferma la coesione.
-
Nel 1990, Gillan lascia di nuovo e subentra Joe Lynn Turner: Slaves and Masters (1990) segna una svolta più AOR.
2. La Mark II ritrovata
Nel 1992 ritorna Gillan: The Battle Rages On… (1993) è l’ultimo album con Blackmore, che abbandona nuovamente la band nel 1993 durante la tournée di supporto.
3. La Mark V e Beyond
Con Blackmore fuori, i rimpiazzi sono Steve Morse (chitarra, dal 1994) e più tardi Don Airey (tastiere, dal 2002). La Mark V (Morse–Gillan–Glover–Lord–Paice) dà alla luce ottimi album:
-
Purpendicular (1996)
-
Abandon (1998)
-
Bananas (2003)
-
Rapture of the Deep (2005)
-
Now What?! (2013)
-
Infinite (2017)
-
Whoosh! (2020)
Questi lavori mostrano un gruppo maturo, capace di unire tradizione e innovazione, con concerti affollati in tutto il mondo.
VI. Anni recenti e stagione post–Jon Lord (2020–2025)
1. Perdita di Jon Lord
Nel luglio 2012 muore Jon Lord, tastierista e cofondatore. I membri rendono omaggio al suo genio compositivo includendo spesso brani classici nei set e invitando ospiti d’onore.
2. Whoosh! e Turning to Crime
-
Whoosh! (2020) riceve ottime recensioni per la freschezza e il feeling.
-
Turning to Crime (2021) è un album di cover, tributo alle radici blues e soul.
3. Turnée e impatto globale
Fino al 2024, Deep Purple ha mantenuto un’intensa attività live, con tappe in Europa, Nord America, Giappone e Australia. Nonostante i quasi sessant’anni di carriera, la band continua a esibirsi in palazzetti e festival, raccogliendo il calore di un pubblico multigenerazionale.
VII. Stile musicale e contributo innovativo
1. Le radici blues e psichedeliche
Deep Purple affonda le radici nel blues britannico e nella psichedelia: il feeling di Lord all’organo Hammond, il vibrato di Blackmore e l’uso del wah-wah disegnano un linguaggio immediatamente riconoscibile.
2. La nascita dell’hard rock
Con In Rock e Machine Head, il quintetto getta le fondamenta dell’hard rock e dell’heavy metal. I riff potenti, i tempi sincopati della batteria e le linee vocali estese di Gillan creano un paradigma seguito da Led Zeppelin, Black Sabbath e Metallica.
3. L’approccio progressive
Tracce lunghe, tempi dispari e assoli virtuosistici (la “concerto for group and orchestra” e brani come “April”) testimoniano l’attitudine progressive della band.
VIII. L’eredità di Deep Purple
1. Influenza sui generi successivi
La band ha ispirato generazioni di chitarristi (da Eddie Van Halen a Kirk Hammett), di tastieristi e di gruppi metal. L’influenza si estende al rock classico, al metal sinfonico e all’hard rock contemporaneo.
2. Premi e riconoscimenti
-
Inserimento nella Rock and Roll Hall of Fame (2016)
-
Dischi di platino e oro in tutto il mondo
-
Riconoscimenti alla carriera da riviste specializzate come Rolling Stone e Classic Rock
3. Il fascino duraturo dei live
Ancora oggi, l’esperienza di un concerto dei Deep Purple è un rito collettivo: l’energia sul palco, l’interazione con il pubblico e l’esecuzione di classici leggendari mantengono alta l’attenzione.
Conclusione
Dalla nascita nel 1968 fino ai tour e agli album degli anni Duemila, Deep Purple è rimasto un punto di riferimento imprescindibile per il rock mondiale. Con una discografia variegata, momenti di crisi e di rinascita, e una voglia inesauribile di sperimentare, la band ha dimostrato una resilienza rara. Il loro lascito musicale, fatto di riff indimenticabili, assoli epici e un’inconfondibile alchimia di palco, continua a vivere non solo nei dischi, ma soprattutto nei cuori dei fan di ogni generazione. Deep Purple non è soltanto un gruppo rock: è una leggenda vivente, simbolo di creatività e passione senza tempo.
Traduci – Translate – Traduit