Introduzione
I Genesis rappresentano una delle band più influenti e innovative dell’intero panorama rock progressive e pop-rock degli ultimi cinquant’anni. Nati alla fine degli anni Sessanta in Inghilterra, il gruppo ha attraversato diverse fasi di sperimentazione musicale, cambiamenti di formazione e rivoluzioni stilistiche che ne hanno plasmato la storia unica e irripetibile. Questo articolo vuole essere una guida completa e approfondita – di circa 5000 parole – dedicata ai Genesis: dalla formazione e le prime esperienze, agli album-simbolo dell’era prog, fino alla svolta verso sonorità più mainstream e il conseguente successo mondiale. Verranno inoltre analizzati lo stile musicale, i testi, i membri chiave della band, la loro discografia e l’importante eredità lasciata non solo nella storia del rock, ma anche nella cultura popolare.
1. Origini e Formazione (1967–1970)
1.1 Il contesto inglese alla fine degli anni Sessanta
Alla fine degli anni Sessanta, l’Inghilterra stava vivendo una vera e propria rivoluzione culturale e musicale. I Beatles avevano spalancato le porte a un nuovo modo di concepire la musica rock, le sonorità psichedeliche dominavano le classifiche e giovani musicisti di tutta l’Europa stringevano amicizie e collaborazioni nelle scuole e nei club underground. Era in questo contesto che, grazie ad alcuni istituti scolastici nei dintorni di Londra e di Sussex, prese forma un gruppo di ragazzi appassionati di rock, musica sinfonica e letteratura fantasy, destinato a diventare uno dei pilastri del rock progressivo: i Genesis.
1.2 I membri fondatori e la genesi del nome
L’anno 1967 vede ufficialmente la nascita dei Genesis nel Kent, a bordo di un furgone guidato da Peter Gabriel. I primi componenti furono Peter Gabriel (voce, flauto, percussioni), Mike Rutherford (basso, chitarra), Tony Banks (tastiere) e Anthony Phillips (chitarra). Tutti e quattro erano studenti presso la Charterhouse School, un istituto d’elite situato nei pressi di Godalming, nel Surrey. Inizialmente, il gruppo si chiamava “The Garden Wall”, nome che richiamava le mura del cortile del collegio in cui si esibivano durante riunioni informali e feste private. In seguito, a causa di alcune incomprensioni sulla direzione musicale e su un concerto programmato in un pub vicino a Londra, il gruppo decise di cambiare il nome in Genesis, suggerito da un insegnante di storia dell’arte che ammirava il carattere “genetico” e “interconnesso” delle loro composizioni. L’idea del “nuovo inizio” (genesis in inglese significa appunto “origine”) sembrava perfetta per un gruppo di giovani musicisti desiderosi di sperimentare e di creare musica diversa dal mainstream dell’epoca.
1.3 Le prime esibizioni dal vivo e il contratto con la Charisma Records
Tra il 1968 e il 1969, i Genesis si misero in mostra soprattutto nel circuito dei college della regione di Londra e del Surrey, proponendo un repertorio caratterizzato da brani originali e cover di gruppi come Traffic e The Moody Blues. La loro energia sul palco, unita a un’inedita miscela di rock, influenze sinfoniche e atmosfere oniriche, attirò l’attenzione di Tony Stratton-Smith, fondatore dell’etichetta indipendente Charisma Records. Nel 1969 i Genesis firmarono il loro primo contratto discografico e, poco dopo, iniziarono le registrazioni del primo album in studio, intitolato “From Genesis to Revelation” (1969). Sebbene oggi rappresenti una pietra miliare per i fan del gruppo, quel disco era stato ideato come un concept album di chiara impronta pop-soul, caratterizzato da arrangiamenti orchestrali che mettevano in secondo piano le tastiere e le chitarre tipiche dei Genesis futuri.
La Charisma Records, fondata appena due anni prima dallo stesso Stratton-Smith, si era guadagnata rapidamente la reputazione di etichetta innovativa, in grado di scovare talenti emergenti in ambito progressive e glam-rock (in seguito ospitò anche gruppi come Van der Graaf Generator e Monty Python nelle sue produzioni). Proprio questa attitudine alla sperimentazione fu fondamentale per la libertà creativa concessa ai Genesis in quel primo periodo.
2. L’Era Progressiva (1970–1974)
2.1 La nascita del sound caratteristico
Dopo il deludente riscontro commerciale di “From Genesis to Revelation”, i Genesis capirono di dover reinventarsi. Nel 1970 Anthony Phillips lasciò il gruppo a causa di problemi di salute (ansia e attacchi di panico) e del desiderio di concentrarsi su progetti solisti. Al suo posto arrivarono Steve Hackett (chitarra) e Phil Collins (batteria): quest’ultimo, pur non essendo raccoglitore della fortuna commerciale dei Genesis, sarebbe diventato nel giro di pochi anni uno dei musicisti più noti del gruppo. Con la nuova formazione a cinque elementi, il gruppo decise di approfondire il filone del rock progressivo, abbandonando definitivamente l’imprinting soul/pop-rock del primo album. Il 1970 vide quindi la pubblicazione di “Trespass”, secondo album dei Genesis, in cui appaiono per la prima volta brani dallo sviluppo esteso, atmosfere misteriose e tematiche ispirate sia alla letteratura fantasy sia a visioni surreali.
2.2 “Nursery Cryme” e la consacrazione del prog
Nel novembre del 1971 i Genesis pubblicarono “Nursery Cryme”, considerato da molti fan e critici il vero punto di partenza del loro percorso artistico. L’album contiene brani indimenticabili come “The Musical Box” – una suite in due parti che narra la storia grottesca di un bambino vittima di un incidente mortale e di un curioso incontro soprannaturale – e “The Return of the Giant Hogweed”, in cui si mescolano riferimenti botanici e un’atmosfera quasi horror. Questo disco è stato archiviato come capolavoro del rock prog per diversi motivi:
- Innovazione compositiva: strutture complesse, tempi dispari, improvvisazioni strumentali e lunghe parti strumentali intercalate a sezioni più melodiche.
- Linguaggio lirico: testi che attingono a storie gotiche, cataloghi di piante mostruose e riferimenti traumatici, ispirati alla passione di Peter Gabriel per la letteratura e il teatro.
- Sonorità ricche: l’uso di Mellotron, tastiere Hammond, flauto, chitarre acustiche e elettriche intrecciate con la batteria di Phil Collins creava un paesaggio sonoro epico e cinematografico.
Nonostante una distribuzione ancora limitata (Charisma non aveva accordi trasparenti con le major del mercato americano), “Nursery Cryme” raccolse consensi discreti in Europa e spinse il gruppo a intraprendere una lunga tournée che consolidò la loro reputazione come una delle live band più interessanti del periodo.
2.3 “Foxtrot” e l’apice dell’ambizione
Il 1972 fu l’anno di “Foxtrot”, spesso indicato come l’apice creativo della prima fase prog dei Genesis. L’album si apre con “Watcher of the Skies”, un brano solenne caratterizzato da un intro di Mellotron e da un testo ispirato a osservazioni fantascientifiche. Il cuore pulsante dell’album è “Supper’s Ready”, una suite di oltre 20 minuti articolata in sette movimenti distinti, un manifesto del progressive rock:
- Lucifer Sam: introduttivo, con fraseggi di tastiere squillanti.
- Foxtrot: parte lenta e drammatica, con chitarre e archi immaginari.
- Man in the Long Black Coat: riff di chitarra dal sapore oscuro e inquietante.
- …In That Quiet Earth: ritmo più sostenuto, ricco di cambi di tempo.
- Apocalypse in 9/8 (Co-Starring the Delicious Talents of Gabble Ratchet): sezione iper-virtuosa, con sezioni di chitarra acustica e tastiere sinfoniche.
- As Sure as Eggs Is Eggs (Aching Men’s Feet): parte più giocosa e sperimentale.
- Anyway The Wind Blows: conclusione trionfale, che riprende temi precedenti e si chiude su un gusto epico.
L’album include anche “Time Table” e “Can-Utility and the Coastliners”, quest’ultima dedicata alla leggenda di Re Artù e all’eclisse solare del 1140. “Foxtrot” consolidò l’immagine dei Genesis come band d’avanguardia, capaci di unire tecnica strumentale, teatralità e ricerca musicale. La copertina iconica, raffigurante un turchese su sfondo nero, rimase impressa nell’immaginario dei fan e contribuì a rendere “Foxtrot” un classico del prog-rock.
2.4 “Selling England by the Pound”: maturità e poesia
Nel novembre del 1973 i Genesis diedero luce a “Selling England by the Pound”, disco considerato da molti critici come il loro capolavoro lirico e sonoro. Il titolo stesso indica un’analisi acuta delle contraddizioni sociali e culturali dell’Inghilterra degli anni Settanta, in cui la tradizione artigianale e la moralità vittoriana entravano in conflitto con le istanze moderne e l’industrializzazione selvaggia. Tra i brani più amati:
- Dancing with the Moonlit Knight: apertura epica, con riferimenti letterari e una melodia folk-rock inusuale per il gruppo.
- I Know What I Like (In Your Wardrobe): singolo che raggiunse le classifiche inglesi, caratterizzato da un testo che racconta la storia di un giardiniere insoddisfatto del suo lavoro e affascinato dalla libertà.
- Firth of Fifth: brano strumentale di grande respiro, con uno dei più celebri assoli di chitarra di Steve Hackett e una parte di pianoforte suonata magistralmente da Tony Banks.
- The Cinema Show: suite di oltre 10 minuti, divisa in più movimenti, nelle quali confluiscono arie mediorientali e passaggi virtuosistici di chitarra e tastiere.
Le tematiche sono altamente evocative: la nostalgia per la campagna inglese, le contraddizioni del progresso e la crescente sensazione di alienazione urbana. Musicalmente, “Selling England by the Pound” dimostra un perfezionamento compositivo senza precedenti, con arrangiamenti ricchi di dinamiche, contrasti tonali e una perfetta integrazione tra parti vocali, strumentali e orchestrazioni sintetiche.
2.5 “The Lamb Lies Down on Broadway”: il concept epocale
Il 1974 rappresenta una data spartiacque per i Genesis: la pubblicazione di “The Lamb Lies Down on Broadway”, doppio album concept che porta all’estremo le ambizioni prog del gruppo. Ideato e scritto in gran parte da Peter Gabriel, l’album racconta le vicende di Rael, un giovane portoricano che vive a New York, la cui storia si snoda tra immagini surreali, creature fantastiche e metafore esistenziali. L’opera si sviluppa in due LP:
- Lato A–B: introducono Rael, la sua notte di follia e l’ingresso in un mondo onirico popolato da figure oscure e simboliche. Brani come “The Lamb Lies Down on Broadway” e “Fly on a Windshield” definiscono un’atmosfera caleidoscopica e drammatica.
- Lato C–D: il viaggio di Rael verso la salvezza interiore, che culmina in canzoni come “In the Cage”, “Carpet Crawlers” e “The Colony of Slippermen”. L’album si conclude con “It” e “The Light Dies Down on Broadway”, riflessioni sul senso ultimo del viaggio e sul ruolo del protagonista nella realtà.
Dal punto di vista musicale, “The Lamb” è un’opera monumentale, che alterna parti dissonanti e avanguardistiche a ballate epiche, con continui passaggi di Clark sintetizzata e atmosfere quasi cinematografiche. Per rappresentare questa storia sul palco, i Genesis misero in piedi uno show teatrale senza precedenti: scenografie in stile Broadway, proiezioni, costumi elaborati e recitazione. Questa ambizione però portò a tensioni interne: i continui spostamenti di Gabriel verso un ruolo di leader creativo assoluto alienarono gli altri membri, che percepivano il progetto come eccessivamente individuale.
2.6 L’uscita di Peter Gabriel e le conseguenze
Dopo aver concluso la tournée di “The Lamb Lies Down on Broadway” nel luglio del 1975, Peter Gabriel annunciò la sua uscita dal gruppo. Le motivazioni furono molteplici: dal desiderio di intraprendere una carriera solista, alla stanchezza di dover gestire l’equilibrio tra le esigenze creative di tutti i membri, fino alle crescenti tensioni personali con Phil Collins, che era già stato chiamato a cantare alcune parti durante i concerti quando Gabriel aveva bisogno di cambi di costume sul palco. L’ultimo concerto con Gabriel si tenne al Shrine Exposition Hall di Los Angeles il 13 luglio 1975. L’addio del frontman pose i Genesis di fronte alla scelta cruciale: sciogliersi o proseguire. Scegliendo di andare avanti, la band si trovò a dover ridefinire il proprio sound e la propria identità negli anni a venire senza il carisma scenico e la voce inconfondibile di Gabriel.
3. La Transizione e la Svolta Pop (1975–1980)
3.1 Phil Collins come nuovo cantante e “A Trick of the Tail”
Con l’abbandono di Peter Gabriel, i Genesis dovettero decidere rapidamente chi avrebbe preso in mano il microfono. Pur avendo inizialmente scartato la candidatura di Phil Collins – ritenuto più un batterista che un carismatico frontman – alla fine lo stesso Collins si fece convincente durante un breve tour promozionale con Walter “Corky” Laing (batterista della band canadese Mountain) nei primi mesi del 1976. Collins divenne così il nuovo cantante ufficiale, continuando però a occuparsi anche della batteria nelle registrazioni in studio. Con questa nuova formazione, i Genesis pubblicarono “A Trick of the Tail” (1976), un album che non tradiva le radici progressive ma al contempo iniziava a mostrare linee melodiche più accessibili e arrangiamenti meno complessi. Brani chiave:
- Dance on a Volcano: apertura energica, con parti di batteria intricate e riff di chitarra incisivi.
- Squonk: ispirato a una creatura mitologica, con atmosfere cupe e crescendo orchestrali.
- Ripples: ballata acustica malinconica, considerata tra le migliori interpretazioni vocali di Collins.
Nonostante il passaggio al nuovo cantante, “A Trick of the Tail” fu accolto con entusiasmo da pubblico e critica, dimostrando che i Genesis potevano sopravvivere al trauma dell’addio di Gabriel. Il disco raggiunse ottime posizioni in classifica nel Regno Unito e in America, gettando le basi per una nuova fase della carriera del gruppo.
3.2 “Wind & Wuthering” e “…And Then There Were Three…”
Nel 1977 venne pubblicato “Wind & Wuthering”, album che consolidò la reputazione dei Genesis nella scena prog anni Settanta, pur contenendo già segnali di semplificazione melodica. Con canzoni come “One for the Vine” e “Eleventh Earl of Mar”, i Genesis mantennero intatto l’approccio sinfonico e la predilezione per atmosfere bucoliche e narrative. Tuttavia, lo stesso anno Steve Hackett lasciò la band, stanco di dover dividere gli spazi creativi con Collins, Rutherford e Banks, desideroso di concentrarsi su un progetto solista più personale e sperimentale. Con l’uscita di Hackett, i Genesis divennero un trio composto da Banks (tastiere), Rutherford (basso/chitarra) e Collins (batteria/voce).
Il 1978 vide la pubblicazione di “…And Then There Were Three…”, disco particolarmente significativo perché segnava il passaggio a un suono più immediato e orientato al mercato, pur senza abbandonare del tutto le radici progressive. Brani come “Follow You Follow Me” ottennero un discreto successo radiofonico, spingendo il gruppo verso una dimensione più pop. In questo album emergono:
- Robustezza ritmica: Collins dimostra una crescente presenza come vocalist, con un timbro caldo e riconoscibile.
- Semplicità compositiva: le canzoni sono più brevi, strutturate su strofa e ritornello, pur mantenendo arrangiamenti sofisticati di tastiere e sezioni strumentali.
- Collaborazioni esterne: Banks e Rutherford iniziano a collaborare con musicisti di sessione per chitarre aggiuntive, ampliando le possibilità sonore senza dover sostituire Hackett ufficialmente.
“…And Then There Were Three…” segnò quindi la definitiva trasformazione di un gruppo che aveva fatto della complessità – sia ritmica sia tematica – la propria bandiera. Il disco, pur non raggiungendo le vette dei precedenti lavori prog, vendette milioni di copie e contribuì ad allargare notevolmente la fanbase.
4. Il Successo Globale e la Svolta Pop (1980–1986)
4.1 “Duke”: equilibrio tra prog e accessibilità
Il 1980 fu l’anno di “Duke”, album spesso considerato come il punto di incontro perfetto tra la tradizione progressive e la voglia di sperimentare un sound più radio-friendly. I brani si alternano tra lunghe suite (la parte iniziale del lato A comprende “Behind the Lines”, “Duchess”, “Guide Vocal” e “Turn It On Again”) e canzoni più concise come “Misunderstanding” e “Please Don’t Ask”. Con “Duke”, i Genesis riuscirono a:
- Ritrovare coesione: dopo la partenza di Hackett, Banks, Rutherford e Collins trovarono un modo per integrare nuove idee senza tradire del tutto il proprio heritage musicale.
- Sperimentare con l’uso dei sintetizzatori: Banks esplorò suoni più scuri e atmosferici, bilanciando le sonorità analogiche con i primi sintetizzatori digitali in circolazione.
- Proiettarsi verso il rock elettronico: “Turn It On Again” divenne in breve tempo un inno da stadio, con il suo riff di tastiera pulsante e il cambio di tempo inusuale, rendendola una delle tracce più famose dei Genesis.
“Duke” ebbe un enorme successo commerciale: negli Stati Uniti raggiunse la Top 10 della classifica Billboard 200, mentre in Gran Bretagna si attestò fra le prime posizioni, rilanciando una band che nel corso del decennio stava ridefinendo la propria identità.
4.2 “Abacab”: l’affermazione pop
Nel settembre del 1981 i Genesis pubblicarono “Abacab”, un album che segna una svolta definitiva verso sonorità più pop, elettroniche e meno leggere rispetto al passato. Il titolo “Abacab” non ha un significato letterale, ma è derivato dalla sequenza formale del primo brano, che alterna parti A, B e C del tema principale. Gli elementi più significativi di “Abacab” sono:
- Riduzione degli arrangiamenti orchestrali: le tastiere di Banks si fanno più essenziali, i suoni più sintetici e ridotti al minimo.
- Basso e chitarra elettronica: Rutherford sperimenta l’uso di sintetizzatori per il basso, donando uno spessore più “di metallo” e robotico alle linee di basso.
- Vocals di Collins: Phil Collins centra performance più soul e ritmi sincopati, anticipando l’R&B che avrebbe caratterizzato la sua carriera solista.
- Brani di successo: “Abacab” (traccia omonima), “No Reply at All” (con un breve ma efficace assolo di sax), “Man on the Corner” (tonalità cupe e ritmi serrati) e “Keep It Dark” (ritmo quasi funk). Questi singoli vennero suonati costantemente in radio internazionali e spinsero il gruppo verso la popolarità globale.
“Abacab” è considerato il disco della consacrazione commerciale dei Genesis: nelle classifiche mondiali si piazzò ai primi posti e vendette milioni di copie, dimostrando che il pubblico aveva accolto positivamente il cambiamento di direzione sonora e la nuova immagine più moderna e glam del gruppo.
4.3 “Genesis” (1983) e la consacrazione nelle classifiche
Nel 1983 i Genesis pubblicarono l’album omonimo “Genesis”, forse il loro disco più pop e radio-friendly dell’era Collins. Con brani come “Mama”, “That’s All” e “Illegal Alien”, i Genesis fecero il pieno di passaggi radiofonici, video musicali su MTV e tournée da stadi sold-out. Le caratteristiche principali sono:
- Produzione patinata: registrato in più studi negli Stati Uniti e in Europa, con un suono brillante e pulito.
- Video musicali di grande impatto: particolarmente “Mama”, caratterizzato dalla presenza del batterista-chitarra Steve Hackett come guest star, ripreso in un’ambientazione dark con effetti speciali.
- Tematiche sociali: “Illegal Alien” affronta, in termini satirici, il tema dell’immigrazione negli Stati Uniti, mentre “In Too Deep” (inclusa in alcune edizioni internazionali) è una ballata emotiva che sottolinea la versatilità vocale di Collins.
L’album “Genesis” vendette oltre 5 milioni di copie a livello globale, consacrando il trio Banks–Rutherford–Collins come uno dei gruppi più popolari al mondo. Il tour seguente, supportato da uno scenografico show di luci laser e da un palco modulare, portò la band a esibirsi in oltre 70 città in Europa e America, con un pubblico medio di decine di migliaia di spettatori a concerto.
4.4 “Invisible Touch” (1986): il massimo successo pop
Il 1986 vide la pubblicazione di “Invisible Touch”, probabilmente l’album più mainstream e di maggior successo commerciale dei Genesis. Prodotto in larga parte da Hugh Padgham, già al lavoro con Phil Collins e Sting, “Invisible Touch” è caratterizzato da:
- Sonorità pop-rock e funk: l’uso di drum machine, sintetizzatori digitali e chitarre più asciutte si combina a una sezione ritmica ritmica, ballabile e coinvolgente.
- Successo dei singoli: “Invisible Touch” (singolo che raggiunse la prima posizione della Billboard Hot 100), “Throwing It All Away” (ballata romantica), “Land of Confusion” (canzone di denuncia sociale con video iconico, che presentava pupazzi caricaturali di leader politici e celebrità), “Tonight, Tonight, Tonight” (due versioni: radio-edit di 4 minuti e versione completa di quasi 10 minuti) e “In Too Many Roads”.
- Tematiche contemporanee: “Land of Confusion” affronta il pericolo di escalation nucleare e le ingerenze politiche degli anni Ottanta, mentre “Tonight, Tonight, Tonight” descrive l’alienazione dell’individuo nella società tecnologica, con riferimenti alla dipendenza da medicinali e dalla disumanizzazione.
“Invisible Touch” divenne l’album di maggior successo dei Genesis, vendendo oltre 10 milioni di copie nel mondo. Il tour che ne seguì si spinse in Australia, Asia, Nord e Sud America, per un totale di oltre 100 date. La band raggiunse una popolarità tale da essere considerata nel 1987 come uno dei gruppi di punta del pop-rock mondiale, al pari di U2, Madonna e Duran Duran.
5. Il Periodo Tardo, l’Addio di Phil Collins e la Fine del Percorso (1987–1998)
5.1 “We Can’t Dance” (1991): un ultimo brivido
Dopo la tournée di “Invisible Touch”, i membri del gruppo decisero di prendersi una pausa dalle attività dei Genesis per dedicarsi a progetti solisti. Mike Rutherford pubblicò il secondo album dei Mike + The Mechanics, Phil Collins consolidò la sua carriera da solista con album di successo come “But Seriously” (1989) e Tony Banks lavorò a un progetto solista a tema fantastico, l’album “A Curious Feeling” (1979) era già uscito, ma nel frattempo compose e orchestrò brani per colonne sonore. Nel 1991, però, la band si riunì per incidere “We Can’t Dance”, un album che tentò di unire i brani più radiofonici (ad esempio “I Can’t Dance” e “Jesus He Knows Me”, satira religiosa che si scaglia contro la televangelismo) con alcune tracce più complesse come “Fading Lights” (ballata lenta di dieci minuti, in cui Collins dimostra ancora una volta la sua versatilità vocale) e “Driving the Last Spike” (riferimento alle grandi ferrovie dell’Ottocento e al sacrificio dei lavoratori). Gli elementi da segnalare sono:
- Critica sociale: in canzoni come “Jesus He Knows Me” e “No Son of Mine” (tema dell’abuso domestico), i testi si fanno più espliciti e meno criptici rispetto al passato.
- Infusioni blues e gospel: in “Hold on My Heart” e “Since I Lost You”, la voce di Collins si avvicina a toni soul e gospel, momento in cui emerge la sensibilità R&B che lo caratterizzerà anche nel futuro.
- Qualità sonora: l’uso di drum machine e tastiere digitali appare ancora presente, ma con una maggiore attenzione al suono caldo degli strumenti acustici, in particolare nel lato B.
“We Can’t Dance” fu accolto molto bene dal pubblico, raggiungendo la vetta della classifica UK e piazzandosi al secondo posto negli USA. Il tour mondiale che ne seguì (1992–1993) fu uno dei più imponenti della storia dei Genesis, con palchi circolari, giochi di luci all’avanguardia e schermi video giganti che proiettavano animazioni ispirate alle copertine degli album e ai testi delle canzoni.
5.2 L’uscita di Phil Collins e la formazione quartetto con Ray Wilson
A partire dal 1994, le tensioni interne tornarono a farsi sentire: Phil Collins, sempre più concentrato sulla carriera come solista e sulle esigenze familiari (era diventato di nuovo padre e voleva dedicarsi alla famiglia), annunciò la sua decisione di abbandonare definitivamente i Genesis. I membri rimanenti – Tony Banks e Mike Rutherford – decisero di proseguire e cercarono un nuovo cantante. Nel 1996 venne reclutato Ray Wilson, cantante e chitarrista originario della Scozia, precedentemente leader dei band-cutting edge Stiltskin, con cui aveva ottenuto un modesto successo con il singolo “Inside” (1994). Con questa nuova formazione, i Genesis pubblicarono “Calling All Stations” (1997), album caratterizzato da:
- Atmosfere oscure e minimali: la produzione si fece più cupa e rarefatta, con un uso minimo di chitarre distorte e un maggiore impiego di feedback e riverberi digitali.
- Vocals di Wilson: timbro più basso, meno potente rispetto a Collins, ma capace di conferire un tono misterioso a canzoni come “Congo” e “Shipwrecked”.
- Riduzione del virtuosismo strumentale: rispetto ai lavori precedenti, le parti di tastiere e chitarre furono semplificate, concentrandosi su riff essenziali e groove lenti.
“Calling All Stations” non riuscì tuttavia a replicare il successo commerciale dei precedenti album: negli Stati Uniti non entrò neanche in Top 40, mentre in Gran Bretagna si fermò al numero 2. Il tour di supporto fu limitato all’Europa e alla Gran Bretagna, escludendo Stati Uniti e Australia. Le vendite fiacche, unite alle divergenze artistiche tra Banks e Rutherford sulla direzione futura del gruppo, portarono al naturale scioglimento dei Genesis alla fine del 1998. Si decise di rendere la fine definitiva, evitando strascichi di riunioni incomplete e concerti con pubblico diviso.
6. Stile Musicale e Tematiche
6.1 Evoluzione dello stile: dal prog al pop-rock
I Genesis hanno rappresentato un esempio quasi paradigmatico di evoluzione stilistica all’interno di una stessa carriera. Gli inizi furono dominati dal rock progressive, caratterizzato da:
- Strutture complesse: suite articolate in più movimenti, cambi di tempo frequenti, intermezzi strumentali estesi.
- Influence letterarie: testi che raccontano storie suggestive, spesso ispirate a romanzi fantasy (J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis), fiabe popolari o sogni inquietanti di Gabriel.
- Sapiente uso delle tastiere: Tony Banks creava tappeti sonori multistrato con organi Hammond, Mellotron, sintetizzatori analogici (ARP Pro Soloist, minimoog) e, successivamente, prime macchine digitali.
- Chitarre elaborate: Steve Hackett sperimentava tecniche di tapping, arpeggi e feedback controllati per creare atmosfere psichedeliche e virtuosistiche.
Con l’uscita di Gabriel e l’emergere di Phil Collins come vocalist, la band cominciò a indirizzarsi verso canzoni più brevi e accessibili. Pur mantenendo un certo grado di complessità ritmica (basti pensare al famoso tempo in 13/8 di “Turn It On Again”), i Genesis ridussero progressivamente i passaggi strumentali lunghi e i testi criptici, puntando su melodie facili da ricordare e ritornelli radiofonici.
Negli anni Ottanta e soprattutto con “Abacab” e “Invisible Touch”, i sintetizzatori digitali (Yamaha DX7, Roland D-50) e le drum machine (LinnDrum, Roland TR-808) divennero protagonisti. Le arrangiamenti puntavano a un suono pulito, spesso definito “slick”, con chitarre elettriche comprimete, basse elettroniche e ambientazioni sonore lucide, a volte vicine al funk e al dance-rock. Questo processo di semplificazione, se da un lato fece storcere il naso a molti fan del prog, dall’altro permise a una nuova generazione di ascoltatori di scoprire il gruppo e di apprezzarne le qualità musicali e la capacità di reinventarsi.
6.2 Tematiche ricorrenti nei testi
I Genesis hanno toccato nel corso della loro carriera diverse tematiche, spesso nate dalla fantasia letteraria di Peter Gabriel e successivamente interpretate da Phil Collins, Mike Rutherford e Tony Banks con sensibilità differenti. Tra i principali filoni tematici:
- Fantasy e fiabe oscure: nei primi lavori come “Nursery Cryme” e “Foxtrot”, si affrontano storie di creature mostruose, fanciulli maledetti e regine sanguinarie. Le immagini sono spesso ispirate alla letteratura gotica e alle leggende medievali.
- Riflessioni sociali e politiche: con “Selling England by the Pound” si indagano le contraddizioni della società inglese; con “Land of Confusion” (dall’apice pop di “Invisible Touch”) si affronta in modo satirico la Guerra Fredda, la paura nucleare e la disillusione politica degli anni Ottanta.
- Esplorazioni interiori e psicologiche: “The Lamb Lies Down on Broadway” è un viaggio metaforico nell’inconscio di Rael, che riflette paure, desideri e conflitti interiori. Anche in album successivi come “Duke” e “We Can’t Dance” emergono brani dedicati alla solitudine, alla perdita, alla ricerca di un significato esistenziale.
- Critiche alla religione organizzata: in “Jesus He Knows Me” e “Abacab” si manifestano atteggiamenti scettici verso la chiesa e il fondamentalismo, sostenuti da testi ironici e melodie di facile presa.
- Narrazioni storiche e letterarie: “The Cinema Show” e “Firth of Fifth” (da “Selling England by the Pound”) contengono riferimenti diretti a opere letterarie e a eventi storici, come la Battaglia di Stirling Bridge in “Firth of Fifth”. Anche in “Driving the Last Spike” si parla delle condizioni di lavoro nelle grandi ferrovie dell’Ottocento.
La varietà degli argomenti trattati, unita alla capacità di modulare il registro registico dal fiabesco all’impegnato, dal surreale al satirico, ha reso i Genesis una band capace di dialogare con platee molto diverse tra loro, mantenendo un’identità riconoscibile pur attraversando stagioni artistiche molto distanti.
7. Influenza e Eredità
7.1 Impatto sulla scena progressive e rock
I Genesis, soprattutto nel loro periodo “classico” (1968–1975), hanno esercitato un’enorme influenza sui gruppi progressive di quegli anni e dei decenni successivi. Band come Marillion, Dream Theater, Yes (nell’era Trevor Rabin) e Porcupine Tree hanno spesso citato i Genesis come fonte di ispirazione per la complessità strutturale, l’uso del Mellotron o l’approccio teatrale sul palco. La capacità di raccontare storie lunghe e articolate, unita a una sapiente miscela di rock e sonorità sinfoniche, ha creato un modello che molti gruppi tentarono di emulare.
In particolare, le lunghissime suite come “Supper’s Ready” e “The Cinema Show” vengono ancora oggi studiate come autentiche lezioni di composizione progressive. L’uso dei tempi dispari (5/8, 7/8, 13/8), dei passaggi orchestrali e delle modulazioni emotive ebbe un impatto significativo su chi voleva spingere i confini del rock verso territori jazz, classici e sperimentali. Anche il concetto di “live show” come esperienza multisensoriale, inaugurato dai Genesis con luci, proiezioni e costumi, ha aperto la strada a spettacoli epocali di band come Pink Floyd (The Wall Tour), U2 (Zoo TV Tour) e tantissimi altri.
7.2 Successo commerciale e crossover di generi
La decisiva transizione verso il pop rock negli anni Ottanta, avvenuta con album come “Abacab”, “Genesis” e “Invisible Touch”, ha permesso ai Genesis di raggiungere un pubblico molto più ampio rispetto a quello limitato dei fan del rock progressive. Il fatto di aver venduto decine di milioni di copie durante quel decennio, pur mantenendo selettivamente alcuni spunti della propria “radice prog”, rappresenta un modello di come un gruppo d’avanguardia possa affrontare il mercato senza rinunciare completamente alla propria identità.
Questa capacità di adattamento e la permeabilità verso generi diversi – dal soul all’R&B, dal funk all’elettronica – hanno fatto sì che artisti di generi anche molto lontani dal rock facessero riferimento ai Genesis. Nel campo del pop e dell’R&B, Phil Collins da solo divenne una superstar internazionale, collaborando con Michael Jackson, Tina Turner, Eric Clapton e altri giganti della scena. Anche Mike Rutherford, con i Mike + The Mechanics, esplorò territori soft rock-hit making, ottenendo un successo che, seppur distaccato dalla musica dei Genesis, si nutriva del background compositivo maturato con il gruppo madre.
7.3 Riconoscimenti e premi
I Genesis hanno ricevuto numerosi riconoscimenti nel corso della loro carriera. Tra i più significativi:
- Hall of Fame: nel 2010 la band è stata introdotta nella Rock and Roll Hall of Fame, un riconoscimento ufficiale alla loro importanza storica nel panorama musicale mondiale.
- Numerosi premi britannici: tra Platinum Awards e certificazioni di vendite, quasi tutti gli album a partire da “Selling England by the Pound” ad “Invisible Touch” hanno ottenuto almeno un disco di platino nel Regno Unito. Inoltre, la BPI (British Phonographic Industry) ha riconosciuto più volte il contributo culturale dei Genesis come band di riferimento del rock progressivo inglese.
- Tour internazionali sold-out: negli anni Ottanta e Novanta, i loro concerti hanno riempito stadi e arene in tutto il mondo, con tour pluriennali che hanno fruttato vendite record di biglietti e merchandising.
Anche se alcuni critici hanno contestato la “vendita” di un gruppo di matrice prog verso un sound più commerciale, i premi, le certificazioni e i numeri di vendita parlano chiaramente dell’impatto e dell’importanza dei Genesis nel loro insieme: come band collettiva e come progetto individuale dei suoi membri più celebri.
8. Discografia Principale
Di seguito viene presentata una panoramica delle principali uscite discografiche in studio dei Genesis, con l’anno di pubblicazione e qualche nota saliente per ciascun album. (Si escludono live album, raccolte e album solisti dei membri, che verranno trattati in un paragrafo dedicato).
- 1969 – From Genesis to Revelation: debutto discografico, concept su tematiche romantiche e orchestrazioni piccole ma ambiziose. Riscontro commerciale scarso, oggi disco di culto per collezionisti.
- 1970 – Trespass: primo album con Hackett e Collins. Transition verso il prog, brani come “Looking for Someone” e “Stagnation”. Prime evoluzioni del sound Genesis.
- 1971 – Nursery Cryme: consolida il sound prog, brani chiave: “The Musical Box”, “The Return of the Giant Hogweed”. Primo successo di critica.
- 1972 – Foxtrot: apice creativo del prog, con la celebre suite “Supper’s Ready”. Brani come “Watcher of the Skies” e “Can-Utility and the Coastliners”. Disco fondamentale e punto di riferimento per il rock progressivo.
- 1973 – Selling England by the Pound: capolavoro lirico e musicale, riflessione sull’Inghilterra. Include “Firth of Fifth”, “The Cinema Show” e “I Know What I Like (In Your Wardrobe)”. Riconosciuto come uno dei migliori album prog di sempre.
- 1974 – The Lamb Lies Down on Broadway: doppio concept album, storia di Rael a New York. Opera epica, show teatrale. Ultimo album con Peter Gabriel.
- 1976 – A Trick of the Tail: primo album post-Gabriel, con Collins alla voce. Manteinere l’anima prog ma con canzoni più accessibili. Include “Dance on a Volcano” e “Ripples”.
- 1977 – Wind & Wuthering: ultimo album con Hackett, atmosfere bucoliche e oscure. Brani come “Eleventh Earl of Mar” e “One for the Vine”. Tracce ancora molto prog.
- 1978 – …And Then There Were Three…: primo album come trio, inizia la transizione verso il pop-rock. Include “Follow You Follow Me”. Riduzione del virtuosismo strumentale.
- 1980 – Duke: equilibrio tra prog e sonorità mainstream. Include “Behind the Lines”, “Turn It On Again” e “Misunderstanding”. Grande successo commerciale.
- 1981 – Abacab: svolta pop, sonorità elettroniche e funk. Include “Abacab”, “No Reply at All” e “Keep It Dark”. Disco di grande successo.
- 1983 – Genesis: apice della fase pop, canzoni come “Mama”, “That’s All” e “Illegal Alien”. Immagine moderna, tour mondiale.
- 1986 – Invisible Touch: massimo successo commerciale, include i singoli “Invisible Touch”, “Land of Confusion”, “Throwing It All Away” e “Tonight, Tonight, Tonight”. Tour gigantesco.
- 1991 – We Can’t Dance: ultima prova commerciale di successo, mix di pop e progressive. Include “I Can’t Dance”, “Jesus He Knows Me” e “Fading Lights”.
- 1997 – Calling All Stations: album con Ray Wilson alla voce, atmosfere più cupe e minimali, ma scarso successo commerciale. Chiude la storia della band.
9. Progetti Solisti dei Membri
Dopo decenni di attività collettiva, i componenti dei Genesis hanno portato avanti, parallelamente alla band, carriere soliste di rilievo. Ecco una panoramica dei principali progetti individuali:
9.1 Peter Gabriel
- Album da solista: “Peter Gabriel” (1977; talvolta denominato “Car”), “Peter Gabriel” (1978, talvolta “Scratch”), “Melt” (1980), “Security” (1982), “So” (1986), “Us” (1992), “Up” (2002), oltre a diversi album di raccolte e live.
- Stile musicale: crossover tra rock, world music, elettronica sperimentale. Gabriel è noto per l’uso di strumenti etnici, per l’attenzione ai temi politici e umanitari e per le produzioni curate da produttori di fama mondiale come Daniel Lanois. Il suo singolo “Sledgehammer” (1986) detiene tuttora un record per massima rotazione su MTV e viene considerato uno dei videoclip più innovativi di tutti i tempi.
- Attivismo: Gabriel ha fondato il WITNESS, organizzazione no-profit che si occupa di diritti umani, e co-fondato il Love Hope Strength Foundation. È impegnato in campagne contro la tortura e per la giustizia sociale.
9.2 Phil Collins
- Album di successo: “Face Value” (1981), “Hello, I Must Be Going!” (1982), “No Jacket Required” (1985), “But Seriously” (1989), “Both Sides” (1993), “Dance into the Light” (1996), “Testify” (2002), “Going Back” (2010). Molti di questi album hanno venduto milioni di copie nel mondo.
- Stile musicale: ballate soul e R&B, pop-rock melodico, testi personali e spesso introspettivi, come in “In the Air Tonight” (tema della separazione e del dolore interiore) o “Against All Odds (Take a Look at Me Now)”. Collins ha inoltre collaborato con artisti come Robert Plant, Eric Clapton, Bond e molti altri.
- Film e televisione: ha composto colonne sonore per film come “Buster” (1988), “The Trashman” e “Tarzan” (1999). Ha vinto due premi Oscar per la colonna sonora di “Tarzan” e un Golden Globe.
- Riconoscimenti: ha vinto sette Grammy Award, sei American Music Awards e un BRIT Award. Nel 2010 ha pubblicato le sue memorie autobiografiche.
9.3 Tony Banks
- Album solisti: “A Curious Feeling” (1979), “The Fugitive” (1983), “Bankstatement” (1989, con il progetto omonimo), “Still” (1991), “Strictly Inc.” (1995, progetto con cantante Jack Hues), “Seven: A Suite for Orchestra” (2004), “Six Pieces for Orchestra” (2012). Spesso i suoi lavori solisti restano fedeli a un approccio più orchestrale e sperimentale, lontano dal pop mainstream.
- Colonne sonore: ha composto la colonna sonora del film “Quicksilver” (1986) e ha collaborato a diversi progetti di musica classica contemporanea.
- Collaborazioni: ha lavorato con artisti come Mike Rutherford nei Mike + The Mechanics, con Jack Hues (leader dei Wang Chung), e con il violinista classico James Galway.
9.4 Mike Rutherford
- Mike + The Mechanics: fondato nel 1984, è un progetto parallelo nato dall’idea di Mike Rutherford di creare una band che potesse suonare un pop-rock melodico con voci esterne alla “famiglia Genesis”. Il primo album omonimo (1985) conteneva hit come “All I Need Is a Miracle” e “Silent Running”. Il secondo album “The Living Years” (1988) divenne il più celebre, grazie al singolo omonimo (“The Living Years”), che raggiunse la vetta delle classifiche in più paesi. Altri successi: “Wrong Again” (1991), “Over My Shoulder” (1996).
- Stile musicale: melodic rock con influenze pop e soft rock, caratterizzato da testi riflessivi e temi legati alle relazioni familiari e sociali.
- Continuazione dell’attività: il progetto ha pubblicato altri album negli anni Duemila e Duemiladieci, con cambi di lineup e collaborazioni con diversi cantanti principali.
10. Live, Reunion e Riconoscimenti Postumi
10.1 Recurring Tour e reunion “The Last Domino?” (2021–2022)
Dopo anni di inattività collettiva, Tony Banks, Mike Rutherford e Phil Collins discussero ripetutamente la possibilità di una reunion. Nel 2006, durante il tour di Phil Collins, i tre suonarono insieme alcuni brani dei Genesis, ma senza riprendere il nome storico. La vera reunion avvenne solo nel 2020, con l’intenzione di creare uno spettacolo celebrativo dell’immenso catalogo della band. A causa della pandemia, però, i piani dovettero essere posticipati al 2021.
La tournée, intitolata “The Last Domino?”, vide sul palco Tony Banks (tastiere), Mike Rutherford (chitarra/basso), Phil Collins (voce/batteria, seppur limitato da problemi di salute), accompagnati da Daryl Stuermer (chitarre) e Nic Collins (batteria): quest’ultimo, figlio di Phil, già collaboratore di suo padre nei concerti solisti, divenne imprescindibile per coprire la parte ritmica più complessa. Il tour partì dall’Europa, con date sold-out in Regno Unito, Germania e Italia (Milano, Firenze). In Europa centrale, il gruppo si esibì in arene fino a 15.000 spettatori. Nel 2022, toccò il Nord America, con un tour di oltre 30 date tra Stati Uniti e Canada.
Setlist tipica di “The Last Domino?”:
- “Behind the Lines”
- “Duke’s End”
- “Turn It On Again”
- “Mama”
- “Land of Confusion”
- “Fading Lights”
- “Home by the Sea”
- “Second Home by the Sea”
- “Follow You Follow Me”
- Medley fra canzoni storiche: “Dance on a Volcano” / “Firth of Fifth” / “I Know What I Like”
- “I Can’t Dance”
- “Invisible Touch”
- “Tonight, Tonight, Tonight”
- “The Carpet Crawlers” (ancora richiesta dai fan)
- “Supper’s Ready” (versione ridotta, eseguita in parte come finale epico)
Per molti fan, questa tournée fu l’occasione per riascoltare dal vivo brani che non venivano suonati da decenni (ad esempio “Fading Lights” e “Supper’s Ready” in chiusura). Nonostante i problemi di salute di Phil Collins (difficoltà motorie dovute a un’ernia cervicale operata male negli anni Novanta), il pubblico accolse con entusiasmo la storica formazione. Questa reunion, pur non avendo scopi di produrre nuovi brani originali, rappresentò un funerale artistico in grande stile, simboleggiato dal titolo stesso, “The Last Domino?”, che rimandava al celebre riff che chiudeva “Domino” nell’album “Invisible Touch”.
10.2 Edizioni rimasterizzate e archivi
Parallelamente alla reunion live, tra il 2007 e il 2014, le major discografiche (Charisma/Philips, Atlantic, Geffen) si impegnarono nella rimasterizzazione e nella pubblicazione di numerose edizioni deluxe dei classici Genesis. Queste uscite comprendevano:
- Bonus track: outtakes, registrazioni dal vivo, versioni alternative di brani famosi (ad esempio la versione “work in progress” di “Firth of Fifth”).
- DVD e Blu-ray: raccolte di video storici, documentari sulla band, concerti integrali (Tour “Seconds Out” del 1977, “Three Sides Live” del 1982, “Genesis Live at Wembley Stadium” del 1987).
- Box set monumentali: collezioni in edizione limitata che includevano copertine riviste, booklet con foto inedite, interviste ai membri, memorabilia e riproduzioni di poster d’epoca. Tra i più celebri, “Genesis 1970–1975” (6 CD), “Genesis 1976–1982” (6 CD), “Genesis 1983–1998” (6 CD).
Questi cofanetti offrirono ai collezionisti e ai nuovi fan la possibilità di esplorare in profondità la carriera della band, scoprendo versioni inedite e comprendendo l’evoluzione del suono e delle performance dal vivo. Le recensioni specializzate lodarono la cura nella remasterizzazione e la qualità audio superiore rispetto alle edizioni originali.
11. L’Eredità Culturale
11.1 Genesis e la cultura dei videoclip
Negli anni Ottanta, l’avvento di MTV cambiò radicalmente il modo di fruire la musica. I Genesis furono tra i primi a sfruttare il potenziale visivo dei videoclip per raccontare le proprie canzoni. Alcuni esempi:
- “Land of Confusion” (1986): famoso per l’uso di marionette caricaturali realizzate dai creatori dei Muppet, che raffiguravano Ronald Reagan, Margaret Thatcher, Ayatollah Khomeini, tipografi televisive come Bob Dylan e Michael Jackson. Il video, satirico e altamente memorabile, fu un successo virale per l’epoca, contribuendo a consolidare l’immagine della band come commentatori sociali oltre che musicisti di talento.
- “Mama” (1984): ambientato in una cantina fatiscente e dominato da atmosfere fosche, ruote per pipistrelli e riprese in slow motion. Il video enfatizza la voce profonda di Collins e le tematiche inquietanti del brano, dando un forte risalto all’aspetto teatrale.
- “Invisible Touch” (1986): video bizzarro realizzato quasi interamente con animazioni al computer e effetti speciali rudimentali per l’epoca. Il risultato fu comunque sorprendente, con personaggi umani “indossati” da animali e un’atmosfera surreale che rimandava alle copertine degli album di Peter Gabriel.
Grazie a questi videoclip, i Genesis riuscirono a catturare l’attenzione non soltanto dei fan del rock, ma anche di un pubblico più giovane, abituato a un consumo di musica visuale e televisivo. Questa capacità di adattarsi ai nuovi mezzi di comunicazione fu fondamentale per mantenere una posizione di rilievo negli anni Ottanta, in un mercato sempre più dominato dall’immagine e dai video musicali.
11.2 Lo show dal vivo come esperienza immersiva
Fin dai primi spettacoli, i Genesis diedero importanza all’aspetto teatrale dei loro concerti. Con Peter Gabriel, ogni performance era uno spettacolo che combinava recitazione, costumi assurdi e scenografie elaborate. Alcuni esempi memorabili:
- Costumi di Gabriel: dal volto dipinto come un animale (nel tour di “Nursery Cryme”) alla maschera gotica di “Foxtrot”, passando per i copricapo orientali e le parrucche psichedeliche di “Selling England by the Pound”.
- Scenografie di “The Lamb Lies Down on Broadway”: oltre ai set tridimensionali che ricostruivano le strade di New York, furono utilizzati grandi schermi per proiezioni di filmati stilizzati e ombre cinesi, che traducono le vicende di Rael in immagini suggestive e oniriche.
- Illuminazione e luci laser: negli anni Ottanta, soprattutto durante i tour di “Duke” e “Invisible Touch”, la band impiegò sistemi di luci computerizzate in grado di sincronizzare movimenti, colori e fasci laser con la musica in tempo reale.
Questa attenzione per l’aspetto scenico fece dei concerti dei Genesis esperienze immersive che andavano al di là della semplice esecuzione di brani. Ancora oggi, molti tour di gruppi progressive e pop-rock di fascia alta traggono spunto dalle soluzioni visive e scenografiche originate dai Genesis.
11.3 L’influenza su generazioni successive
Le tracce di influenza dei Genesis si riscontrano in molte realtà musicali successive, tra le quali:
- Rock progressivo revival: negli anni Novanta, gruppi come Marillion, IQ, Pendragon e Spock’s Beard adottarono modelli compositivi e atmosfere chiaramente mutuati dalla “fase Gabriel” dei Genesis.
- Rock sinfonico moderno: band come Dream Theater, Opeth, Porcupine Tree e Riverside riconoscono l’autorevolezza dei Genesis nell’aver unito elementi classici a sonorità rock. L’uso dei Mellotron, delle tastiere orchestrali e delle suite lunghe è stato ripreso e reinterpretato in chiave metal-prog e in crossover di generi.
- Pop-rock anni Ottanta e novanta: gruppi come Genesis themselves hanno ispirato band di alt-pop britanniche e americane, i cui protagonisti spesso citano “Invisible Touch” o “Throwing It All Away” come esempi di perfetto equilibrio tra produzione patinata e anima “rock” sottostante.
- Cantautori e compositori di colonne sonore: Peter Gabriel e Phil Collins hanno influenzato una generazione di compositori come Hans Zimmer, James Newton Howard e Danny Elfman, per la loro capacità di fondere elementi etnici, elettronici e orchestrali in scoring cinematografico.
In sintesi, i Genesis hanno lasciato un segno profondo in moltissimi ambiti – dal rock progressivo al pop internazionale, dalla musica da film alle produzioni televisive – dimostrando che, attraverso un percorso di continua metamorfosi, una band può non solo mantenersi rilevante ma anche anticipare tendenze artistiche e tecniche per decenni a venire.
Conclusione
In quasi trent’anni di carriera artistica, i Genesis hanno saputo reinventarsi più volte, passando dalle sonorità sperimentali del rock progressive alle melodie pop più accessibili degli anni Ottanta, fino alla definitiva chiusura del gruppo sul finire degli anni Novanta. Il loro patrimonio musicale spazia da opere monumentali come “Supper’s Ready” a tormentoni pop come “Invisible Touch”, passando per il teatro musicale di “The Lamb Lies Down on Broadway” e le ballate intime di “Fading Lights”. Anche l’esperienza solista dei singoli membri – da Peter Gabriel a Phil Collins, passando per Tony Banks e Mike Rutherford – ha arricchito ulteriormente l’eredità dei Genesis, contribuendo a modellare la musica rock, pop e prog a livello mondiale.
Il lascito dei Genesis non è quindi soltanto un insieme di dischi e di performance indimenticabili, ma un esempio di come la capacità di evolversi, di rinnovarsi e di contaminare generi differenti possa rendere una band eterna agli occhi degli appassionati. Dalle atmosfere gotiche di “Nursery Cryme” alle luci spente di “Land of Confusion”, passando per il talento compositivo di Tony Banks, l’abilità chitarristica di Steve Hackett, il low-profile di Mike Rutherford e l’eclettismo di Peter Gabriel e Phil Collins, i Genesis incarnano una storia musicale e umana che continua ancora oggi a ispirare fan e artisti di ogni generazione.
Infine, la recente reunion “The Last Domino?” ha dimostrato, una volta di più, la forza emotiva delle melodie dei Genesis e la gratitudine sconfinata del pubblico nei confronti di una band che ha saputo raccontare, come pochi, le mille sfumature della condizione umana attraverso note, parole e spettacolo. Con la certezza che il loro “ultimo domino” non corrisponda davvero a una fine, ma piuttosto all’inizio di un’eredità che continuerà a ispirare e a emozionare per molti anni a venire.