
La scena politica italiana del 13 novembre 2025 presenta una molteplicità di fili che si incrociano: elezioni regionali imminenti, scontro sull’agenda europea, relazioni bilaterali rafforzate e tensioni interne all’arco parlamentare. In questo articolo cercheremo di esplorare i principali eventi del giorno, analizzandone le cause, le implicazioni e i rischi. I temi che tratto sono: (1) le elezioni regionali in Puglia; (2) la posizione dell’Italia sul dossier della tassazione green nell’Unione Europea; (3) il vertice bilaterale tra Italia e Albania; (4) il gioco interno dei partiti e la figura di Giuseppe Conte; e (5) alcune questioni di governo e relazioni Italia-territorio. Alla fine cercheremo di tirare le fila sulle prospettive per l’esecutivo e per l’assetto politico italiano.
1. Le elezioni regionali in Puglia: contesto, candidati e incognite
Secondo quanto riportato, la regione Puglia è tra le tante regioni italiane che andranno al voto nel 2025: le votazioni si terranno domenica 23 e lunedì 24 novembre.
1.1 Il contesto
La Puglia, guidata attualmente da Michele Emiliano (PD), non potrà vedere la sua ricandidatura poiché sta per terminare i due mandati consentiti.
Ciò apre un campo competitivo significativo: sia per il centrosinistra nel tentativo di mantenere la regione, sia per il centrodestra che vede un’opportunità di guadagno.
1.2 I candidati principali
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Il centrosinistra ha scelto come candidato presidente Antonio Decaro, del PD, già sindaco di Bari ed europarlamentare con record di preferenze.
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Il centrodestra ha puntato su Luigi Lobuono, imprenditore che nel 2004 era candidato sindaco a Bari (sconfitto da Emiliano) e già presiedente della Fiera del Levante.
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Vi sono anche altri due candidati: Sabino Mangano (Alleanza Civica per la Puglia) e Ada Donno (Puglia Popolare e Pacifista).
1.3 Come si vota
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Il voto è previsto su due giorni: domenica 23 novembre dalle 7 alle 23; lunedì 24 novembre dalle 7 alle
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Ogni elettore voterà per il presidente della Giunta regionale e per una lista collegata. È ammessa la possibilità del voto disgiunto: si può votare un candidato presidente e una lista non collegata.
1.4 Significato politico
Queste elezioni assumono un’importanza strategica per diversi motivi:
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La Puglia è una delle regioni-chiave per l’assetto del centrosinistra e del centrodestra nel Mezzogiorno; una sconfitta del centrosinistra potrebbe segnare un arretramento significativo.
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Il risultato sarà un indicatore della misura della tenuta del governo e delle alleanze locali, in vista degli appuntamenti nazionali.
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Il voto regionale sarà letto come un test politico per le forze nazionali, soprattutto in un momento in cui emergono tensioni interne.
1.5 Rischi e incognite
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Il centrodestra parte con un potenziale vantaggio strategico, dato il desiderio di cambiamento dopo tanti anni di governo PD.
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Tuttavia, il candidato Decaro è un nome di spicco con forte visibilità e può mobilitare il consenso.
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Le variabili locali (economia, infrastrutture, lavoro, politiche di sviluppo) saranno determinanti: se l’elettore punterà sul cambio o sulla continuità.
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La possibilità del voto disgiunto può generare risultati complessi che rendono difficile prevedere esiti netti.
1.6 Perché ne parliamo oggi
Perché a 10 giorni circa dal voto la campagna si sta intensificando e le comunicazioni degli schieramenti si fanno più aggressive, rendendo la Puglia un banco di prova per le strategie di mobilitazione e comunicazione.
2. L’Italia contro la tassazione green dell’UE: la strategia del veto
Un’altra questione centrale del giorno riguarda la posizione dell’Italia sul piano europeo della tassazione “green”. In particolare, il Giancarlo Giorgetti (Ministro dell’Economia) ha annunciato che l’Italia è pronta a porre il veto nella riunione dell’Ecofin del 13 novembre sull’adozione di una nuova direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici nell’Unione Europea.
2.1 Qual è il contesto
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L’UE sta esaminando la revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia (Energy Taxation Directive), che punta ad allineare le accise sull’energia ai principi climatici, in particolare al “chi inquina paga”.
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Il Ministro Giorgetti definisce il testo attuale «nato in un altro mondo», riferendosi alla situazione antecedente alla crisi energetica e all’aumento dei costi del gas.
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Con tale direttiva, per l’Italia, le stime parlano di un impatto potenziale sull’industria e sulle famiglie pari a circa 25 miliardi di euro nell’attuale contesto energetico.
2.2 Le ragioni dell’opposizione italiana
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L’Italia sostiene che aumentare le accise sull’energia in questa fase comprometterebbe la competitività della manifattura italiana, già in difficoltà in un contesto di gas caro e supply chain fragile.
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Inoltre, il governo richiama il principio che la transizione ecologica non può penalizzare le imprese italiane se non accompagnata da adeguati strumenti di compensazione e da regole comuni più eque.
2.3 Le implicazioni europee
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La proposta richiede l’unanimità degli Stati membri per essere approvata nella forma attuale: ciò significa che ogni Paese può esercitare il proprio diritto di veto.
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L’Italia posizionandosi in modo così deciso, punta ad aprire una negoziazione che tenga conto della sua struttura produttiva e dell’intensità energetica della sua industria.
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Questa posizione potrebbe generare tensioni con i Paesi più avanzati nella transizione o con quelli che hanno già una struttura industriale diversa.
2.4 Perché questo è un tema di politica interna
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Il governo italiano utilizza questo dossier per ribadire il proprio ruolo di tutela delle imprese italiane, appare come guardiano della “competitività nazionale” in un contesto europeo sempre più regolamentato.
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L’opposizione potrebbe sfruttare la questione per criticare la visione del governo: da un lato difesa degli interessi industriali, ma dall’altro possibile arretramento sugli obiettivi climatici.
2.5 Rischi e potenziali sviluppi
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Un veto italiano apre la strada a un possibile braccio di ferro con Bruxelles che potrebbe influire anche su altri dossier (aiuti di Stato, fondi di coesione, etc.).
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Se l’Italia risultasse isolata, la sua posizione potrebbe indebolirsi nelle trattative europee future.
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Al contrario, se riuscisse a portare a casa concessioni o modifiche al testo, potrebbe valorizzare il proprio ruolo negoziale.
2.6 Perché ne parliamo oggi
Perché oggi, 13 novembre, è il giorno decisivo in cui l’Ecofin si riunisce e l’Italia ha formalmente annunciato la propria linea dura: il calendario mette in evidenza che è un momento cruciale per la definizione delle politiche energetiche europee e per l’assetto della politica industriale italiana.
3. Italia-Albania: vertice intergovernativo e nuove sinergie
Un altro tema che merita attenzione riguarda i rapporti internazionali: il vertice intergovernativo tra Italia e Albania che si tiene il 13 novembre a Roma, presso la Villa Doria Pamphilj.
3.1 Gli attori e l’agenda
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Il vertice sarà tra la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama. Saranno presenti numerosi ministri italiani (Tajani, Piantedosi, Nordio, Crosetto, Pichetto Fratin, Giuli, Schillaci, Musumeci) e due sottosegretari (Freni, Ferrante).
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Sarà sottoscritto un Accordo intergovernativo e una serie di circa 15 intese tecniche. I temi includono cooperazione economica e infrastrutturale, difesa e sicurezza, migrazione, energia, ambiente, salute, formazione.
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Un focus speciale sarà dedicato al percorso di adesione dell’Albania all’Unione Europea, con l’Italia che assume il ruolo di sponsor e guida della candidatura.
3.2 Significato strategico
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Per l’Italia, l’Albania rappresenta un partner strategico nel Sud-Est europeo, sia in termini di corridoi energetici/infrastrutturali (es. Corridoio europeo VIII) che di migrazione e raccordo mediterraneo.
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Per l’Albania, poter contare sull’Italia come “ponte” verso l’Europa rafforza la sua posizione negoziale e politica.
3.3 Implicazioni politiche interne
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Il governo italiano può vantare questo vertice come un successo della sua politica estera, rafforzando l’idea di un’Italia “protagonista” nel Mediterraneo.
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Questo tipo di agenda può essere utilizzato per guadagnare consenso, soprattutto in territori o settori che beneficiano di infrastrutture, investimenti e cooperazione internazionale.
3.4 Rischi e nodi critici
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Le relazioni con i paesi vicini e le politiche di cooperazione comportano costi e impegni: se gli accordi non dovessero produrre risultati visibili per l’Italia o le regioni italiane coinvolte, potrebbero generare malcontento.
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Le questioni della migrazione e della sicurezza restano delicate: una cooperazione più stretta con l’Albania comporta anche l’impegno italiano sul fronte migratorio, che può innescare tensioni interne al governo o con l’opinione pubblica.
3.5 Perché ne parliamo oggi
Perché il vertice si tiene proprio oggi e rappresenta un momento simbolico del posizionamento strategico dell’Italia nel contesto europeo e mediterraneo. È un tema che dimostra come la politica italiana non sia solo “interna”, ma anche profondamente integrata nelle dinamiche internazionali.
4. Il gioco interno dei partiti: la metamorfosi di Giuseppe Conte
La politica italiana non è solo governo e relazioni esterne: c’è anche un vivace “dietro le quinte” nei partiti, alleanze e leadership. L’articolo de Linkiesta del 13 novembre 2025 osserva come Giuseppe Conte stia cercando di ricostruire il proprio profilo politico in un nuovo spazio di centro-sinistra, assumendo toni più moderati.
4.1 La trasformazione di Conte
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Conte è stato uno dei leader più iconici del movimento Movimento 5 Stelle, ma ora viene rappresentato come “l’uomo di governo nel campo largo”, che prova a mostrarsi “saggio e affidabile” più che “barricadero”.
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L’articolo usa la metafora di Vautrin (personaggio di Balzac) per descriverne la capacità di trasformarsi: da populista radicale a mediatore del centro-sinistra.
4.2 Importanza politica
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Questo cambiamento può avere risvolti concreti: se Conte si posizionerà come forza moderata nel centrosinistra, potrebbe influenzare la dialettica con il Partito Democratico e ridisegnare gli equilibri dell’opposizione e delle coalizioni.
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Per il governo e il centrodestra, questa dinamica rappresenta un rischio potenziale: una sinistra più coesa e moderata può aumentare la competizione politica.
4.3 Rischi e scenari
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La metamorfosi di Conte non è garantita: se l’elettorato percepirà un tradimento dei principi originari o una mossa opportunistica, la credibilità può essere compromessa.
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Il rischio per il centrosinistra più in generale è che conflitti interni o ambiguità strategiche possano indebolire la capacità di opposizione o di governare.
4.4 Perché ne parliamo oggi
Perché oggi è uscita questa analisi che mette in rilievo una delle figure politiche centrali italiane e i possibili riflessi nel panorama nazionale, in un momento in cui il governo è chiamato a dare risposte e l’opposizione è in attesa di ruoli nuovi.
5. Governo, territorio e infrastrutture: dirigere l’Italia quotidiana
Oltre ai grandi temi nazionali ed europei, entrano in scena anche questioni più “terra-terra” ma dal forte impatto politico. Ad esempio, il 13 novembre 2025 segnala un incontro tra Matteo Salvini (Vicepremier e Ministro) e il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, presso il ministero delle infrastrutture e trasporti (MIT).
5.1 Il tema dell’incontro
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Salvini e Fabbri hanno discusso dei dossier infrastrutturali – in particolare l’ampliamento a tre corsie della A13, la Cispadana e la Romea.
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Salvini ha garantito attenzione alle richieste del territorio.
5.2 Perché è rilevante
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Le infrastrutture sono da sempre un tema sensibile per il consenso locale: le opere stradali, ferroviarie, di trasporto pesano molto sull’elettorato.
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Un ministro del governo che si muove sul territorio in questo modo rafforza la percezione di “governo vicino ai cittadini”.
5.3 Implicazioni politiche
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Il centrodestra può utilizzare questi interventi come prova di concretezza: “non solo promesse, ma fatti”.
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Il governo deve però riuscire a dimostrare che le risorse dichiarate si traducono in realizzazione, altrimenti rischia di acuire la distanza tra aspettative e risultati.
5.4 Rischi
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Infrastrutture che subiscono ritardi o contestazioni ambientali/sociali possono diventare fonte di tensione.
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Il bilanciamento tra investimenti e risorse disponibili è sempre critico: se il governo appare poco efficiente, il credito si erosione rapidamente.
5.5 Perché ne parliamo oggi
Perché l’incontro è avvenuto proprio il 13 novembre e mette in evidenza come la politica quotidiana (trasporti, infrastrutture, territori) entri nel dibattito nazionale e possa avere riflessi elettorali immediati.
6. Il governo nei fatti: bilancio politico e scenari futuri
Alla luce dei punti sopra, proviamo a sintetizzare lo stato dell’esecutivo e quali possono essere gli scenari nei prossimi mesi.
6.1 Bilancio politico attuale
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Il governo guidato da Giorgia Meloni è attivo su più fronti: dalla politica estera (Albania) all’Europa (tassazione ambientale) fino alla politica interna e territoriale (infrastrutture).
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La strategia appare orientata a coniugare due linee: da un lato, la protezione della “competitività nazionale” (vedi opposizione alla tassazione green); dall’altro, un rafforzamento del ruolo internazionale dell’Italia (vedi asse con l’Albania).
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Tuttavia, vi sono segnali di difficoltà: la campagna elettorale regionale in Puglia rappresenta un banco di prova; l’opposizione si muove rinnovata; le questioni industriali e ambientali restano complesse.
6.2 Punti di forza del governo
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Capacità di mobilitazione su temi infrastrutturali e territoriali, che possono generare consenso localizzato.
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Una strategia estera che cerca di posizionare l’Italia come attore centrale nel Mediterraneo e nei Balcani.
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Una linea europea chiara, che appare come difesa dell’interesse nazionale, che può attrarre elettori in settori industriali e produttivi in difficoltà.
6.3 Punti di debolezza
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Le promesse devono essere tradotte in risultati: mancati esiti concreti possono minare la fiducia.
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Il rischio di isolarsi in Europa se si assume una posizione troppo conflittuale rispetto ai partner.
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Il panorama interno potrebbe complicarsi se l’opposizione riesce a ricompattarsi o a guadagnare terreno nelle regioni-chiave.
6.4 Scenari futuri
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Scenario ottimistico: il governo ottiene modifiche favorevoli nella direttiva europea, rafforza la cooperazione con l’Albania, mantiene il controllo della Puglia o perlomeno limita le perdite, e consolida la percezione di efficienza nelle infrastrutture.
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Scenario pessimistico: scontro con Bruxelles senza concessioni, elezioni regionali favorevoli all’opposizione, infrastrutture in ritardo, rilancio dell’opposizione guidato da figure come Conte.
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Scenario intermedio: risultati misti, governo costretto a compromessi, ma ancora in sella con margini ridotti di manovra.
6.5 Quali sono le variabili chiave da monitorare
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L’esito elettorale della Puglia come cartina di tornasole del consenso nazionale.
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L’esito del vertice Italia-Albania: se le intese porteranno investimenti tangibili e visibilità politica.
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Le decisioni a Bruxelles: se la posizione italiana riuscirà a ottenere modifiche o se rimarrà isolata.
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L’abilità del governo di dimostrare che le infrastrutture promesse sono realizzate o, almeno, hanno un piano chiaro credibile.
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L’evoluzione delle forze di opposizione: se si rafforzano e si presentano come alternativa concreta.
7. Alcune riflessioni critiche
7.1 Il tema della transizione energetica e della competitività
Il conflitto tra obiettivi climatici europei e l’esigenza di competitività industriale italiana è al cuore della politica economica del momento. La dichiarazione di Giorgetti secondo cui la direttiva è «incompatibile con l’attuale scenario energetico» evidenzia quanto sia difficile per l’Italia coniugare questi due aspetti. L’industria italiana, in gran parte energivora, vive in un contesto di costi elevati e competitor globali agguerriti. Imporre nuovi oneri senza compensazioni può risultare deleterio. Tuttavia, non agire rischia di allontanare l’Italia dalle traiettorie europee di lungo termine.
7.2 Le relazioni bilaterali e la dimensione mediterranea
Il vertice con l’Albania mostra come l’Italia stia cercando un posizionamento più attivo nel Mediterraneo e nei Balcani: da un lato, la cooperazione energetica e infrastrutturale, dall’altro, la migrazione e la sicurezza. Questa strategia può essere vincente, ma comporta grandi responsabilità e potenziali contraddizioni: collaborare con paesi vicini sotto stress migratorio o con difficoltà istituzionali può richiedere risorse e politiche complesse da gestire.
7.3 I partiti e il trasformismo: opportunità o rischio
La metamorfosi di Giuseppe Conte e la ricomposizione degli spazi nel centrosinistra suggeriscono che la politica italiana è in una fase di ridefinizione. Questo può essere positivo (nuove energie, nuove visioni) ma anche rischioso (instabilità, mancanza di chiarezza). Il governo deve monitorare questo terreno attentamente: un’opposizione in ripresa può alterare gli equilibri.
7.4 Il ruolo delle regioni e della politica locale
Spesso la politica nazionale viene decisa o influenzata da dinamiche locali: infrastrutture, territori, elezioni regionali. Il caso della Puglia è emblematico: un risultato negativo lì potrebbe riverberare a livello nazionale. Il governo sembra consapevole e si muove su più piani (nazionale, internazionale, locale), ma la complessità è elevata.
7.5 Comunicazione e percezione pubblica
Infine, la politica è anche percezione. I cittadini valutano non solo le strategie, ma la concretezza, i benefici visibili e la coerenza. Se l’azione di governo appare dispersiva o lenta, la fiducia può diminuire rapidamente. Gli incontri ministeriali, i vertici internazionali e le dichiarazioni servono, ma devono generare risultati.
Il 13 novembre 2025 può essere considerato un giorno significativo nella politica italiana: non per un singolo evento rivoluzionario, ma per la convergenza di più questioni che mettono alla prova l’esecutivo e il sistema politico nel suo complesso. Le elezioni regionali in Puglia, la battaglia europea sulla tassazione green, il rafforzamento dei legami con l’Albania, la trasformazione dei partiti e l’azione sul territorio mostrano un paese che cerca di ridefinire se stesso in un contesto interno ed esterno turbolento.
La strada davanti è impegnativa. Il governo ha buone carte da giocare, ma le incognite non mancano. La capacità di ottenere risultati concreti, di governare le aspettative, di coordinare la dimensione nazionale con quella europea e locale, sarà determinante per l’orientamento politico che emergerà nei prossimi mesi.
Da parte dell’opposizione, la possibilità di riallinearsi attorno a nuovi leader o nuove strategie può rappresentare un pericolo per la stabilità del governo. Dunque, il 13 novembre assume rilevanza come momento di prova: non solo per le singole politiche, ma per l’intero sistema.
In definitiva, la politica italiana si trova in una fase in cui azione, comunicazione e strategie si intrecciano: vincerà chi riuscirà a dare senso, concretezza e visione in tempi brevi.