1. Conflitti, guerre e crisi internazionali
1.1 Israele–Gaza e il piano di Trump
Una delle cronache più seguite oggi riguarda la guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza. Secondo fonti Al Jazeera, le forze israeliane hanno colpito obiettivamente la Striscia e, nella giornata del 30 settembre, sarebbero almeno 39 i morti segnalati. Al Jazeera
Parallelamente, il team negoziale di Hamas starebbe valutando un piano in 20 punti elaborato dall’amministrazione Trump per porre fine al conflitto. Al Jazeera
Da parte sua, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato di aver già accolto il piano statunitense durante un incontro con Trump alla Casa Bianca, mentre le operazioni militari continuano. Al Jazeera
Nel contesto di una guerra molto cruda e lunga, la proposta statunitense ha suscitato dubbi sull’effettiva attuabilità, sia in termini militari che politici.
La questione rimane intensamente complessa: da un lato, Israele intende continuare l’offensiva militare per abbattere le capacità di Hamas; dall’altro, pressioni internazionali e umanitarie spingono per un accordo che possa limitare le perdite civili e salvare ciò che resta della Striscia di Gaza. L’equilibrio fra queste forze sarà decisivo nei prossimi giorni.
1.2 Le ambizioni nucleari della Corea del Nord
Durante l’80ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il vice ministro degli Esteri nordcoreano Kim Son Gyong ha ribadito che la Repubblica Popolare Democratica di Corea (DPRK) non rinuncerà mai al proprio arsenale nucleare, definendo le armi atomiche parte essenziale dell’equilibrio strategico nella penisola coreana. mariettatimes.com
Nel suo intervento, ha criticato le esercitazioni militari congiunte fra Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone, accusandole di essere un’aggressione mascherata. mariettatimes.com
Questo è il primo discorso di un funzionario nordcoreano di alto livello all’Assemblea Generale dal 2018, e indica che Pyongyang intende mantenere un ruolo assertivo nel forum diplomatico internazionale. mariettatimes.com
La reazione da Seul e Tokyo è stata prevedibile: ribadiscono che le esercitazioni militari sono misure difensive e necessarie di fronte alle minacce nordcoreane. È in corso un gioco di comunicati e schermaglie diplomatiche, ma con reali rischi strategici.
1.3 La Cina e la riplasmatura della governance globale
Un tema emergente all’Assemblea Generale dell’ONU riguarda il ruolo della Cina nel ridefinire le norme internazionali. Il premier Li Qiang, nel suo discorso, ha delineato la visione di un “ordine globale più equo” e ha detto che Pechino è pronta ad assumersi maggiori responsabilità sul sistema internazionale, facendo leva sui vuoti lasciati dall’“involuzione” dell’impegno statunitense. 朝日新聞
Anche se Li non ha nominato direttamente gli Stati Uniti, le sue parole possono essere interpretate come critiche implicite all’orientamento isolazionista di Trump. La Cina ha messo in risalto impegni su cambiamento climatico, riduzione dei dazi e promozione del multilateralismo — toni che sembrano intercettare un desiderio internazionale di un “nuovo equilibrio” geopolitico. 朝日新聞
Il risultato è che la competizione fra Stati Uniti e Cina sta assumendo una dimensione normativa: chi scrive le regole globali? Chi presiede i grandi organismi internazionali?
1.4 Il nuovo richiamo russo alla coscrizione e i rischi d’escalation ibrida
Le tensioni fra Europa e Russia rimangono alte. Si segnalano incursioni di droni russi nei cieli polacchi ed estoni, che hanno costretto gli Stati della NATO a rafforzare le proprie difese anti-drone. Il ministro della Giustizia danese ha parlato apertamente di “nuova normalità”: attacchi ibridi come droni, sabotaggi e attacchi informatici stanno diventando strumenti regolari del conflitto. The Guardian
Parallelamente, Vladimir Putin ha annunciato la più grande chiamata alle armi autunnale dal 2016, con 135.000 nuove reclute. The Guardian
Analisti suggeriscono che l’Europa potrebbe trovarsi in una situazione di “guerra non dichiarata” con la Russia, dovuta a operazioni cyber, sabotaggi e altre modalità ibride. The Guardian
L’impatto di queste dinamiche è che l’Europa deve ricostruire scudi difensivi innovativi — non solo militari, ma infrastrutturali e tecnologici — per monitorare cieli, reti e frontiere. Il rischio è che un incidente — anche localizzato — possa innescare una reazione militare diretta.
1.5 Libia, Turchia e Mediterraneo
Nel contesto mediterraneo, è tornata sotto i riflettori l’intesa marittima fra la Libia (governo di Tripoli/GNA) e la Turchia, un accordo contestato da Bruxelles che lo considera una violazione del diritto internazionale. Wikipedia
L’Unione Europea ha ribadito che l’accordo non può vincolare altri Stati terzi e che le dispute marittime devono essere risolte con dialogo secondo il diritto internazionale, in particolare la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS). Wikipedia+1
Nel Mediterraneo orientale il contesto è già fragilissimo: le tensioni fra Turchia e Grecia, le questioni energetiche e le rotte migratorie aggiungono ulteriore complessità. L’accordo libico-turco potrebbe diventare un punto di scontro centrale per l’UE, che teme influenze esterne e dinamiche destabilizzanti.
2. Diplomazia, assemblee internazionali e multilateralismo
2.1 L’80ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite
La settimana dell’Assemblea Generale in corso (23–29 settembre 2025) ha visto dibattiti intensi su pace, sicurezza, clima, diritti umani e riforma dell’ONU. Wikipedia+1
Al centro: la guerra in Medio Oriente, la crisi ucraina, le sfide climatiche, la governance globale, e il ruolo dei grandi attori emergenti. Wikipedia+2朝日新聞+2
Uno dei temi ricorrenti è la necessità di riformare il sistema multilaterale per adattarlo ai conflitti ibridi e alle emergenze globali. La presidente dell’Assemblea, Annalena Baerbock, ha richiamato i leader internazionali ad andare oltre le parole, e trasformare gli impegni in “azioni concrete”. Problemi Globali
Durante il dibattito generale, Colombia, Cina, Stati Uniti e molte altre nazioni hanno utilizzato il palcoscenico per lanciare proposte normative e posizionarsi strategicamente. L’obiettivo implicito è sempre quello: definire chi avrà il peso nella prossima fase dell’ordine mondiale.
2.2 Il Canada prende posizione su multilateralismo e Trump
All’ONU, la ministra degli Esteri canadese Anita Anand ha giocato una linea diplomatica sottile: ha criticato in modo velato l’approccio unilaterale della politica estera statunitense, ma senza rompere i ponti con Washington. mariettatimes.com
Nel suo discorso ha affermato che “il multilateralismo resta la nostra migliore speranza per affrontare sfide globali”, contrapposto al crescente ritorno del protegionismo e dell’isolazionismo da parte di alcuni stati. mariettatimes.com
Ha anche parlato di resilienza e della necessità di rivitalizzare istituzioni internazionali indebolite, come l’ONU e altri organismi multilaterali. mariettatimes.com
Questa presa di posizione è significativa: il Canada è strettamente integrato con gli Stati Uniti, ma cerca un’identità esterna che non sia mero vassallo diplomatico.
2.3 Il caso del referendum in Guinea
Un capitolo importante a livello continentale riguarda la Guinea, che lo scorso 21 settembre ha tenuto un referendum costituzionale. Il nuovo testo, approvato con circa l’89 % dei voti favorevoli, introduce la creazione di un Senato e nuove norme che estendono i mandati presidenziali. Wikipedia
L’evento era parte della promessa del governo di transizione militare (guidato dal colonnello Mamady Doumbouya) di “tornare alla democrazia”, ma gli oppositori denunciano che il referendum sia stato organizzato con controlli stretti sui media, pressioni locali e un voto largamente condizionato. Wikipedia
L’opposizione ha parlato di brogli “programmati” e ha accusato le autorità di cooptare amministratori locali per ottenere un risultato favorevole. Wikipedia
Il referendum guineano è diventato un caso di studio su come le transizioni fragili possono nascondere nuove forme di autoritarismo e manipolazione costituzionale.
3. Ambiente, emergenze e crisi umanitarie
3.1 Crollo di scuola in Indonesia
Nella provincia di Giava orientale, Indonesia, un edificio scolastico (una “Islamic boarding school”) è crollato causando almeno un morto e decine di feriti: 65 studenti sono rimasti intrappolati sotto le macerie secondo i primi rapporti. The Times of India
I soccorsi hanno estratto 8 studenti finora, ma le operazioni continuano nel disperato tentativo di salvare chi è ancora sepolto. Il bilancio potrebbe peggiorare. The Times of India
La causa del crollo non è ancora chiara: si sospettano carenze strutturali, manutenzione insufficiente o fattori legati a condizioni sismiche o terreni instabili. Questa tragedia mette in luce come infrastrutture educative, spesso in zone rurali, restino vulnerabili in molti paesi in via di sviluppo.
3.2 Proteste giovanili in Marocco
A partire dal 27 settembre 2025, diverse città marocchine (Casablanca, Rabat, Marrakesh, Agadir, Tánger) stanno vivendo grandi manifestazioni, soprattutto giovanili, contro le politiche statali. Wikipedia
I manifestanti reclamano un miglioramento dei servizi pubblici (sanità, istruzione), la creazione di posti di lavoro, la riduzione della spesa su infrastrutture sportive legate alla Coppa del Mondo 2030 e un’azione contro la corruzione. Slogan diventati popolari: “Vogliamo ospedali, non stadi” e “non vogliamo la Coppa del Mondo, vogliamo sanità”. Wikipedia
Le autorità hanno risposto con dispersioni, arresti e restrizioni sulle manifestazioni. Organizzazioni per i diritti umani denunciano arresti arbitrari e uso eccessivo della forza. Wikipedia
Il movimento è guidato da collettivi giovanili decentrati, tra cui GenZ 212, che coordinano mobilitazioni attraverso social media e reti informali. Wikipedia+1
Questo fenomeno riflette non solo una crisi economica, ma anche una radicalizzazione politica dei giovani, che rifiutano la retorica ufficiale sullo sviluppo e rivendicano una partecipazione diretta alla definizione delle politiche.
3.3 Sfide climatiche e ambientali in secondo piano?
Anche se l’attenzione mediatica oggi è dominata da crisi militari e sociali, le sfide climatiche restano un tema urgente. Tra i titoli del mese, troviamo una riflessione sull’impatto della militarizzazione crescente sul finanziamento delle politiche ambientali, con l’avvertimento che “il finanziamento climatico rischia di essere la prima vittima del ritorno a priorità securitarie”. Problemi Globali
In un mondo che sta investendo sempre di più in difese, tecnologie di guerra, droni e satelliti militari, le risorse che potrebbero andare ad adattamento climatico, mitigazione o investimenti verdi rischiano di restare bloccate o deviate.
4. Economia globale, finanza e mercati
4.1 Mercati in tensione: il rischio dello shutdown USA
Nei mercati globali, si registra un’ondata di nervosismo: l’aspettativa di un possibile fermo parziale del governo federale negli Stati Uniti (shutdown) ha spinto gli investitori verso asset rifugio. Il dollaro è debolissimo, mentre l’oro ha toccato livelli record ($3.819,59 per oncia) come alternativa sicura. Reuters
I mercati azionari globali sono comunque in lieve rialzo (MSCI All-World +0,16 %, STOXX 600 +0,3 %) in attesa del desenlace politico statunitense. Reuters
Il presidente Trump avrebbe in programma un incontro con i leader del Congresso per decidere l’estensione dei fondi governativi prima della scadenza. Reuters
Alcuni analisti vedono con preoccupazione che uno shutdown prolungato potrebbe compromettere la politica monetaria della Federal Reserve, in particolare la riunione programmata per il 29 ottobre. Reuters
Se lo shutdown dovesse avvenire, rallenterebbe la produzione di dati economici chiave (occupazione, consumi), rendendo più difficile prevedere le mosse della Fed e amplificando la volatilità sui mercati.
4.2 Il ruolo della Cina nella governance economica
Come accennato, la Cina sta cercando di riposizionarsi come attore centrale nella governance economica globale. Il discorso di Li Qiang all’ONU sottolinea che Pechino intende “riempire i vuoti lasciati da Washington” su commercio, cambiamento climatico e regolamentazione internazionale. 朝日新聞
Questo implica che la Cina cercherà di consolidare istituzioni alternative o parallele, forse tramite nuove infrastrutture, finanziamenti multilaterali (ad esempio tramite le proprie iniziative di sviluppo) e regole normative che diffondano il “modello cinese”.
Il punto chiave è che molti paesi emergenti — in Africa, Asia e America Latina — guardano con interesse a visioni alternative a quelle offerte da Stati Uniti ed Europa, in particolare dove il sistema multilaterale occidentale appare inefficiente o in affanno.
5. Proteste, destabilizzazioni interne e contestazioni politiche
5.1 Proteste giovanili marocchine
Già descritte nella sezione sulle emergenze, queste proteste sono emblematiche di una crisi sociale interna che si intreccia con la percezione che le risorse statali siano dirette verso progetti simbolici (come infrastrutture per eventi internazionali) anziché investimenti fondamentali per il benessere dei cittadini. Wikipedia
Molti analisti vedono nel fenomeno marocchino un’eco delle rivolte arabe del passato, ma con un profilo distinto: non sono movimenti ideologici classici, bensì mobilitazioni spontanee e fluide, in larga misura “digitale-native”.
L’evoluzione di queste proteste sarà un indicatore importante per capire la stabilità politica in Nord Africa nei prossimi mesi.
5.2 L’“Asian Spring” e le proteste in Nepal
Anche se non è una notizia del 30 settembre, è utile ricordare che in Nepal nel settembre 2025 c’è stata una rivolta guidata dai giovani (Gen Z), con manifestazioni contro la corruzione, richieste di trasparenza e revoca del divieto sui social media. Wikipedia
Quel movimento ha portato alle dimissioni del primo ministro, al rovesciamento di alcune istituzioni di potere e all’insediamento di un governo provvisorio con l’incarico di guidare elezioni nel 2026. Wikipedia
Pur non essendo attualissimo, l’epicentro di quella protesta costituisce un parallelo interessante con le spinte giovanili anche altrove: la capacità di mobilitarsi rapidamente, la richiesta di responsabilità politica e l’uso strategico dei media digitali.
6. Prospettive, analisi e scenari futuri
6.1 Un mondo multipolare in contesa normativa
Una delle tendenze più visibili oggi è il contrasto crescente non solo per la supremazia militare, ma per la domanda di chi definisce le regole internazionali. Stati Uniti, Cina, potenze regionali e coalizioni emergenti stanno contendendosi il diritto di stabilire norme su commercio, ambiente, cybersicurezza e diritti digitali.
La conseguenza concreta è che le decisioni nelle assemblee internazionali — come l’ONU — divengono sempre più centrali come campo di battaglia geopolitico. I discorsi di Li Qiang, le azioni diplomatiche di paesi come il Canada e la sfida normativa implicita nell’attenzione alla governance globale sottolineano questo passaggio.
6.2 Rischi di escalation localizzati e “incidenti”
Con la proliferazione degli attacchi ibridi — droni, sabotaggi informatici, incursioni clandestine — il confine fra pace e guerra diventa sempre più ambiguo. Un drone sorvolante, una rete violata o un attacco elettrico possono scatenare reazioni militari.
In Europa orientale, la Russia mantiene una strategia di pressione continua sui confini, testando la resilienza NATO. Nel Medio Oriente, l’intensità del conflitto israelo-palestinese può generare ripercussioni regionali, specialmente se attori come Iran, Libano, Egitto e altri decidessero di intervenire direttamente o indirettamente.
La sfida per le diplomazie è gestire le escalation locali prima che diventino conflitti generalizzati.
6.3 Governance climatica e priorità in crisi
Il fatto che molti Stati stiano riducendo il loro impegno internazionale nel clima a favore delle spese per la difesa, per la sicurezza e per il controllo interno è una tendenza preoccupante.
Le decisioni che si prenderanno nei prossimi anni — e le risorse allocate — determineranno se il riscaldamento globale, la perdita di biodiversità e le crisi associative (migrazioni, siccità, crisi agricole) diventeranno problemi irrisolvibili o gestibili.
6.4 L’importanza delle opinioni pubbliche e dei movimenti giovanili
Le proteste in Marocco, le mobilitazioni in Asia (Nepal, altrove) e le richieste di riforma istituzionale mostrano che le generazioni più giovani non accettano più sistemi delegati e inattivi. Anche nei paesi con potere centrale forte, le spinte locali potrebbero costituire fratture strutturali.
I governi che penseranno di ignorare le richieste sociali rischiano di incorrere in instabilità legate al dissenso, che può presevere non solo nel piccolo, ma diventare prova di legittimità nazionale.
6.5 Scenari possibili per i prossimi mesi
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Mediazione globale per Gaza: una tregua condizionata con garanzie internazionali potrebbe emergere, anche con l’intervento attivo dell’Egitto, del Qatar e degli Stati Uniti. Ma l’equilibrio è fragile.
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Aria più pesante in Europa: se la Russia intensifica attacchi ibridi, la NATO dovrà aumentare la sua prontezza, con il rischio che incidenti minori diventino grandi crisi diplomatiche o militari.
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Rimodellamento negoziale della Cina: Pechino potrebbe avanzare iniziative concrete per fondare istituzioni multilaterali “cinesi o sino-centriche”, offrendo alternative al sistema dominato dall’Occidente.
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Pressioni sociali e riforme: nei paesi in cui i governi non reagiscono, movimenti come quelli marocchini possono radicarsi e diventare soggetti politici stabili, forzando cambiamenti legislativi.
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Erosione delle istituzioni multilaterali occidentali: se gli Stati Uniti proseguiranno con strategie unilaterali e disinvestimenti multilaterali, l’ONU, il WTO e altre agenzie potrebbero perdita di credibilità e potere reale.
7. Conclusione
Il 30 settembre 2025 si inserisce in un contesto internazionale molto carico di tensioni: conflitti aperti, guerre ibride, grandi scelte normative, mobilitazioni sociali emergenti e un’economia globale in fragilità. Non è un momento marginale: queste settimane definiscono, in parte, l’assetto del mondo nei prossimi anni.
Al centro rimangono alcune domande fondamentali:
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chi avrà legittimità nell’imporre le nuove regole globali — Stati Uniti, Cina, coalizioni regionali?
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come gestire conflitti militari senza cadere in escalation generalizzate?
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in che misura le istanze sociali (ambiente, giustizia, diritti) potranno riequilibrare l’ordine basato sulla forza e la potenza militare?
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infine, quali alleanze (politiche, tecnologiche, economiche) emergeranno come vincenti?
