A Gaza è in corso un genocidio la Commissione Von der Leyen non punisce Netanyahu

Che cosa dice la Commissione di inchiesta dell’ONU

Che cosa dice la Commissione di inchiesta dell’ONU

  • Recentemente, una Commissione indipendente dell’ONU (Commission of Inquiry on the Occupied Palestinian Territory, inclusa Gaza) ha pubblicato un rapporto in cui accusa Israele di genocidio a Gaza. Il rapporto sostiene che vi siano prove legali “forti” (strong legal evidence) che le azioni dello Stato israeliano e dei suoi leader, incluso il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, manifestano ciò che è definito nel diritto internazionale come “genocidal intent” — l’intento di distruggere, in parte o totalmente, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, sotto la Convenzione ONU sul Genocidio del 1948. The Guardian+2AP News+2

  • Il rapporto dettaglia: decine di migliaia di vittime civili, distruzione di abitazioni, ospedali e infrastrutture essenziali; restrizioni agli aiuti umanitari; politiche che impediscono le nascite o aggravano le condizioni di vita per provocare danni fisici; possibili dichiarazioni di leader israeliani che possono essere interpretate come evidenza dell’intento. The Guardian+1

  • Israele ha respinto queste accuse, definendole “false”, “politicamente motivate”. AP News+1

Il ruolo dell’Unione Europea e della Commissione von der Leyen

Ursula von der Leyen è Presidente della Commissione Europea, l’organo esecutivo che propone politiche, regolamenti, e in certi casi sanzioni. Ecco cosa si sa finora:

Le dichiarazioni

  • Von der Leyen ha più volte condannato l’escalation militare israeliana a Gaza, definendola “disproportionate”, criticando gli attacchi che colpiscono infrastrutture civili (scuole, ospedali), denunciando immagini “insopportabili” di civili uccisi, e chiedendo che l’assistenza umanitaria abbia accesso libero e sicuro. euronews+3The Times of Israel+3belganewsagency.eu+3

  • In un discorso alla Stato dell’Unione il 10 settembre 2025, von der Leyen ha parlato di “carestia creata dall’uomo” (“man-made famine”) a Gaza, e ha proposto misure che includono la sospensione del sostegno bilaterale dell’UE a Israele, sospensione parziale del trattato di associazione con aspetti legati al commercio, e sanzioni contro alcuni ministri israeliani e colonizzatori. Reuters+3euronews+3Reuters+3

Le critiche

  • Molti osservatori, ONG, attivisti, ed esponenti politici accusano la Commissione di doppio standard: mentre spesso l’UE si mostra molto ferma nel condannare le azioni della Russia (da parte della Commissione, del Parlamento, etc.) con sanzioni severe, blocchi, restrizioni, finanziamenti militari a Kiev, etc., quando si tratta di Israele / Gaza la risposta è considerata da questi critici più debole, diluita, lenta, a volte diplomaticamente ambigua.

  • Alcune critiche parlano di “complicità” – il fatto che, secondo i critici, continuando certe forme di cooperazione, commercio, aiuti, o non imponendo misure più forti, l’UE e la sua leadership (tra cui von der Leyen) stiano permettendo che le violazioni del diritto internazionale continuino. Anadolu Ajansı+1

  • Casi specifici: porti che bloccano o protestano contro il passaggio di armi per Israele; sospensioni parziali di esportazioni; richieste da parte di Stati membri che l’UE riconsideri il proprio accordo di associazione con Israele. The Guardian+3euronews+3euronews+3

Le difficoltà legali e politiche

  • Diritto internazionale: la Convenzione sul Genocidio del 1948 stabilisce criteri chiari, ma provarli in modo definitivo è complesso, specialmente l’intento genocida. È una soglia alta: bisogna dimostrare che l’azione non sia solo distruttiva o violenta, ma abbia come obiettivo la distruzione di un gruppo (anche in parte).

  • Procedura: le Commissioni dell’ONU, i tribunali internazionali (come la Corte Internazionale di Giustizia – ICJ) possono adottare misure cautelari, interim, ecc., ma mettere in moto processi di giudizio è lungo e politicamente sensibile.

  • Suddivisione delle competenze nell’UE: la Commissione può proporre sanzioni, sospendere accordi commerciali, ma spesso serve il consenso o la maggioranza qualificata degli Stati membri; alcuni esecutivi nazionali resistono per ragioni strategiche, economiche, storiche, di sicurezza.

  • Aspetti etici e simbolici contro quelli pratici: spesso le dichiarazioni forti sono seguite da azioni che appaiono più limitate, per evitare ripercussioni diplomatiche, economiche, rischi di ritorsione, perdita di influenza, etc.

Il parallelo con Kiev / Russia

Mentre su Gaza le accuse di genocidio sono emerse e le critiche su come l’UE risponde sono molte, contemporaneamente l’Unione Europea (e la Commissione) ha un atteggiamento molto deciso nei confronti della Russia, accusata di aver commesso crimini di guerra, di atti di aggressione su larga scala, e l’UE ha adottato sanzioni molto ampie, finanziamenti militari e assistenza a Kiev.

Alcuni punti salienti:

  • L’UE ha messo in piedi, a partire dal 2022, supporto militare e finanziario significativo per l’Ucraina, compresi pacchetti congiunti per la difesa, investimenti per la produzione di armamenti. Századvég+2Parlamento Europeo+2

  • Decisioni come quella di usare i profitti dei beni russi congelati per finanziare acquisti di armamenti per l’Ucraina. AP News

  • Le sanzioni contro Russia coprono praticamente ogni aspetto: finanza, energia, commercio, diplomazia; sono supportate da molti Stati membri; l’isolamento internazionale della Russia è molto maggiore in termini economici e diplomatici.

“Non punire Netanyahu” – è davvero così?

La frase “non punire Netanyahu” presuppone che l’UE (o la Commissione) avrebbe il potere e la volontà di punire formalmente il Primo Ministro israeliano, ma ci sono limiti pratici:

  • Sanzioni: alcune misure sono proposte come sanzioni contro individui specifici – ad esempio ministri israeliani noti per posizioni estremiste, o i coloni violenti. Queste misure richiedono l’approvazione degli Stati membri. Reuters+2Reuters+2

  • Solo alcuni meccanismi hanno portata diretta verso Netanyahu come individuo: procedimenti in tribunali internazionali, richieste di azione da parte dell’ICJ, dell’ICC, o delle Nazioni Unite; ma l’UE come istituzione ha limiti su ciò che può fare unilateralmente contro un leader straniero, specialmente uno che guida uno Stato sovrano.

  • Pressioni diplomatiche, sospensione di benefìci commerciali, revoca o sospensione di accordi – tutto questo è possibile, ma pesano considerazioni politiche, strategiche, alleanze, opinione pubblica interna, relazioni bilaterali, sicurezza.

È giusto accusare l’UE di ipocrisia?

Molti critici sostengono che c’è un doppio standard: quando si accusa la Russia si è rapidi, decisi, con sanzioni serie; quando è Israele, la risposta è più cauta, più diplomatica, con pause, compromessi.

Alcuni esempi concreti:

  • Il fatto che alcuni Stati membri abbiano ancora esportazioni di armi verso Israele, o licenze approvate, anche dopo l’inizio delle ostilità, o che certi materiali o componenti militari continuino a transitare. euronews+2Wikipedia+2

  • Attivisti e parlamentari dell’UE che rimproverano la Commissione per “complicità” o per “aiuto attivo” nel fatto che certi abusi contro civili possano avvenire. Anadolu Ajansı+2Anadolu Ajansı+2

  • Al contempo, la decisa e ampia mobilizzazione di risorse per l’Ucraina è chiara: finanziamenti, armi, cooperazione, sanzioni economiche etc.; il contrasto appare netto nel grado di intervento politico, di isolamento, sanzionamento.

Ma ci sono anche fattori che attenuano o complicano questa accusa:

  • L’Unione Europea non è uno Stato unitario: gli Stati membri hanno politica estera, decisioni su esportazioni di armi, bilanci, relazioni esterne proprie, con vincoli interni, legali e politici.

  • La realtà geopolitica: Israele è alleato strategico per molti paesi europei; la storia, il movimento di opinione pubblica, la pressione diplomatica da parte di altri attori (US, paesi del Golfo, ecc.) complicano decisioni drastiche.

  • Il diritto internazionale stesso impone precauzioni: le misure che implicano sanzioni su larga scala, embargo di armi, sospensione di accordi commerciali importanti hanno conseguenze economiche, politiche, diplomatiche che alcuni Stati membri avvertono come rischiose.

Le nuove proposte dell’UE

L’UE, sotto la direzione della Commissione, ha proposto passi concreti:

  • Sospendere parti dell’accordo di associazione con Israele, specificamente le misure legate al commercio. euronews+2Reuters+2

  • Sanzionare specifici ministri israeliani e leader filo-coloni. Reuters+2Reuters+2

  • Sospendere il sostegno bilaterale (finanziamenti / cooperazione) con Israele, salvo alcune eccezioni, come progetti di società civile, memorializzazione. euronews+2Reuters+2

  • Alcuni Stati membri (es. Germania) hanno preso iniziative autonome, sospendendo esportazioni di armi che potrebbero essere usate a Gaza. Financial Times+2euronews+2

Tuttavia, tali misure non sono ancora universalmente approvate, e permangono resistenze importanti.

Perché, secondo alcuni, l’UE “accusa Putin” ma non punisce Netanyahu

“Accusa Putin” in questo contesto vuol dire che l’UE non ha esitato a prendere posizione forte contro la Russia: guerra di aggressione, restrizioni brutali, sanzioni economiche e militari, sospensione praticamente di tutte le relazioni normali, collaborazione con Ucraina, ecc.

Nel caso di Israele / Gaza, questi sono alcuni punti dove viene percepita una mancanza:

  • Manca (almeno fino ad ora) un embargo di armi UE uniforme e vincolante verso Israele come quello che molti chiedono; varie esportazioni continuano, anche se con licenze antecedenti alle ostilità o con eccezioni. euronews+2Wikipedia+2

  • Lentezza nel concordare sanzioni robuste; resistenza da parte di Stati membri più “moderati” o con forti legami storici, strategici o politici con Israele.

  • Le misure proposte tendono spesso a essere parziali, simboliche, o con molte eccezioni.

  • Critiche sul fatto che le dichiarazioni di condanna non siano state sempre seguite da atti concreti immediati.

Quali sono gli argomenti di difesa della Commissione / UE

Per completezza, ci sono anche argomenti usati dalla Commissione, da von der Leyen, o da altri esponenti dell’UE per giustificare la loro posizione, spiegare i ritardi o limitazioni:

  • Diritto internazionale e principio di proporzionalità: il diritto internazionale umanitario richiede di bilanciare il diritto alla difesa con la protezione dei civili; l’UE sostiene che non si può solo intervenire unilateralmente, ma serve rispettare processi, prove, regole, evitare colpe di accuse senza basi verificabili.

  • Necessità politica della coesione europea: il consenso tra gli Stati membri è richiesto per molte decisioni (sanzioni, sospensioni di accordi, embargo), e ci sono ancora molti Stati membri che sono riluttanti a impose misure forti per timore di ripercussioni politiche / diplomatiche / economiche.

  • Relazioni strategiche: Israele è vistо da alcuni come partner in materia di difesa, intelligence, scienza, commercio; molti governi temono che un isolamento netto possa avere conseguenze sull’influenza regionale, sugli equilibri di sicurezza.

  • Opinione pubblica interna: in molti paesi europei c’è polarizzazione, paure su antisemitismo, accuse di essere filo-Hamas, etc.; decisioni drastiche rischiano conseguenze elettorali.

  • Ritardo nelle verifiche legali e nelle indagini: spesso si attende che organismi internazionali facciano rapporti, che tribunali internazionali valutino prove, che le Nazioni Unite diano mandati, ecc.

Considerazioni critiche

  • Se davvero le prove raccolte dalla Commissione ONU dimostrano l’intento genocida, l’inerzia o le azioni limitate possono essere viste come una forma di complicità, o almeno di mancata prevenzione — che il diritto internazionale considera grave.

  • La continua fornitura o autorizzazione di armi / materiali militari a Israele anche dopo l’inizio del conflitto è fortemente criticata come possibile violazione del trattato sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty) e degli obblighi del diritto umanitario. euronews+2The Guardian+2

  • La credibilità dell’UE sul piano internazionale (diritti umani, responsabilità internazionale, “rules-based order”) è messa in discussione se ci si percepisce che l’Unione applica standard diversi secondo il soggetto.

Conclusione: dove stiamo, cosa si può fare

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