Se c’è un prodotto del mare che rappresenta al meglio il Mediterraneo, quelli sono i ricci di mare: sono diventato un alimento molto ricercato, famosi soprattutto per essere gustati crudidirettamente dal guscio, aggiungendo al massimo una goccia di limone o aiutandosi con un pezzetto di pane oppure per essere usati come condimento per la pasta.
In particolare l’Italia vanta un rapporto stretto e antico con i ricci di mare, la cui raccolta è da sempre radicata nelle comunità costiere di alcune regioni in particolare, soprattutto Puglia, Sicilia e Sardegna. Questi eccezionali abitanti del mare, però, sono anche fondamentali per l’ecosistema marino.
I ricci, infatti, controllano l’abbondanza delle macroalghe poiché se ne nutrono. Pochi ricci vuol dire più alghe sui fondali, troppi ricci vuol dire poche alghe: in entrambi i casi l’ecosistema marino subiscebbe delle alterazioni dannose. Proprio per questo la raccolta dei ricci di mare è fortemente regolamentatain alcuni casi addirittura fermata per alcuni anni e, in generale, sempre vietata a chi non è un professionista o è sprovvisto di licenza valida.
L’antica arte della pesca dei ricci di mare
La storia della pesca dei ricci di mare è molto antica: è una pratica che risale alle antiche popolazioni greche e romane e già allora si raccoglievano a mano dalle rocce, proprio come si fa ancora oggi in alcuni casi.
Nel corso dei secoli pescare i ricci di mare non è stata solo una semplice attività, ma una vera e propria arte, tramandata di generazione in generazione nelle famiglie dei pescatori. La pesca dei ricci si è evoluta insieme all’uomo e anche se spesso ancora vengono raccolti a mano, i pescatori esperti sono oggi aiutati da attrezzi specifici e reti che ne semplificano la raccolta.
Anche con i mezzi moderni, pescare i ricci di mare è ancora un’arte: i professionisti conoscono i luoghi migliori ei momenti adatti per la raccolta, ma anche il modo di compierla senza rovinare l’ambiente. Il riccio è strettamente legato all’habitat marina e proprio per questo il processo di raccolta, se non effettuato da mani esperte, rischiando di creare danni ambientali molto gravi.
La pesca dei ricci in Italia: regole e divieti
Proprio la pesca non controllata dei ricci di mare nelle zone più rinomate – la Sardegna, la Sicilia e la Puglia – ha portato una forte rilasciato di queste creature, fino quasi al rischio della loro estinzione. Proprio per questo è stato necessario fermare il fenomeno con una serie di regole e divieti anche molto aspri.
La Puglia, il cui mare è stato da anni il principale fornitore dei ristoranti di tutta Italia, ha indicato un blocco totale della pesca dei ricci fino al 2025 (anche se il caso ha alzato qualche polemica), e la Sardegna ha seguito l’esempio.
L’isola, il cui mare è altrettanto famosa per l’abbondanza di ricci, ha bloccato a sua volta la pesca fino al maggio 2024. Da qualche mese, quindi, è possibile pescare di nuovo i ricci sardima le regole sono molto severele multe salatissime ei permessi di pesca concessi solo ai pescatori marittimi professionali e ai pescatori professionali subacquee, mentre rimane vietata ai pescatori sportivi e ricreativi.
Anche in Sicilia la pesca dei ricci di mare viene periodicamente bloccata per proteggere l’ecosistema marino e questa particolare specie, e si sta anche pensando a un vero e proprio progetto di legge per regolamentare una volta per tutte la pratica. Purtroppo, ad oggi, la pesca di frodo per questo mollusco nei periodi di fermo è molto diffusa e necessita di punizioni e controlli più severi.
Le regole di pesca dei ricci di mare non valgono in Spagna, Portogallo, Croazia e Albania: in questi paesi non ci sono blocchi e divieti, motivo per cui attualmente la maggior parte dei ricci di mare che trovi nelle pescherie o nei ristoranti arrivano proprio da queste nazioni.
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